Se i numeri rappresentano spesso di per sé una formula arida, quando però devono riassumere quello che gli inglesi definiscono ‘larger than life’ acquistano un significato che nessun altro strumento che abbiamo a disposizione può regalarci. E allora 13 festival di Sanremo, di cui 5 consecutivi; oltre 150 programmi tra cui Settevoci, Canzonissima, Domenica in e Fantastico ma più in generale 60 anni di carriera restituiscono perfettamente la fotografia di ciò che ha rappresentato Pippo Baudo non solo per la televisione ma più in generale per la cultura italiana di molti decenni riassumendo in sé e nel suo modo di essere e creare – fortemente riduttivo considerarlo soltanto un presentatore essendo stato anche ideatore di show, autore, talent scout e molto altro ancora – quel concetto di nazional-popolare di cui Gramsci scrisse nei suoi Quaderni del carcere per sottolineare la volontà di creare un legame tra la cultura della classe popolare e quella più elitaria superando la storica divisione tra le due.
Lo scontro con Manca
Un termine che spregiativamente gli venne sbattuto in faccia nel 1986 dall’allora presidente della Rai Enrico Manca (“questa mia definizione non è un complimento”, disse) quando lo attaccò per aver permesso a Beppe Grillo all’interno di Fantastico 7 di prendere in giro con la caustica ironia propria del comico genovese il Partito Socialista di cui faceva parte (restò famosa la frase “ma se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?”). Ironica in quel caso anche la risposta di Baudo: “Vorrà dire che d’ora in poi farò soltanto programmi regionali e impopolari”.
Un grande professionista che restava sempre se stesso
A vederlo dal di fuori, avendolo conosciuto solo per qualche intervista concessa ai Festival di Sanremo che ho seguito per Primocanale, l’impressione che Baudo dava di sé era questa: un grande professionista che restava sempre se stesso di fronte alla gente sia quando c’era da togliersi qualche sassolino dalla scarpa sia quando c’era da sottolineare qualche sua imprevedibile debolezza. Come quella volta, sempre a Sanremo nel 2007, l’ultima sua conduzione, tornato al Festival dopo tre anni di assenza, in cui affidò al collega Federico Marchi l’emozione che continuava ancora ad avere, quasi fosse un esordiente, dopo decenni di professione (“a Sanremo non si dorme”, guarda QUI). Una professione che dopo un lungo corteggiamento di Berlusconi lo portò per qualche anno anche alla Fininvest dove non si trovò a suo agio all’interno di una realtà televisiva volgare e spudorata che evidentemente risultava estranea al suo modo di essere tanto che per andarsene pagò una cospicua penale e rimase inattivo per un anno, come prevedeva una clausola del contratto in caso di rescissione, tornando dopo alla casa madre dove non si fece scrupolo di ripartire da Rai 3 con un programma pomeridiano (!) di quiz.
Punto di riferimento per generazioni di spettatori
Inutile tornare ai momenti più salienti di una carriera (li trovate QUI) che lo ha visto scopritore di talenti (Al Bano, Cuccarini, Pausini, Giorgia, Bocelli, lo stesso Grillo e tanti altri ancora) se pure con qualche flop (Fiorello bocciato a un provino, cosa che a posteriori disse di non essersi mai perdonato), direttore del Teatro Stabile di Catania, direttore artistico della Rai e tante altre cose ancora. Da ricordare a onor del vero una vicenda giudiziaria che lo coinvolse insieme a Mara Venier e Rosanna Lambertucci relativa a soldi ricevuti per telepromozioni in violazione dei contratti sottoscritti con Rai e Sipra ma da sottolineare soprattutto il suo strettissimo legame con Sanremo e la Liguria e come sia sempre stato in sintonia con la maggior parte di coloro che - una generazione dopo l’altra - hanno guardato la tv trovando evidentemente in lui un punto di riferimento che sapeva prenderli per mano e condurli nei suoi programmi – sempre padrone indiscusso della scena, maestro nella misura e nella forma - con grazia ed ironia. Come quando concluse la sua lunghissima serie di apparizioni televisive a 85 anni, era il 2021, ‘ballerino per una notte’ a Ballando con le stelle. Fu il suo addio al piccolo schermo. Anche se – sono sicuro – a lui gli addii non sono mai piaciuti.
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IL COMMENTO
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