Creati nel 1961 da Jack Kirby e Stan Lee, i Fantastici Quattro sono sempre stati considerati la prima famiglia della Marvel: il genio scientifico Reed Richards, la sua impavida e determinata moglie Susan Storm, il suo focoso fratello playboy Johnny e il migliore amico di Reed, il burbero ma adorabile pilota collaudatore Ben Grimm. Quando vengono bombardati da raggi cosmici dopo una missione scientifica nello spazio si ritrovano possessori di superpoteri che usano per proteggere il mondo dalle minacce sia galattiche che interne: Reed si scopre elastico potendo allungare e deformare a piacimento il proprio corpo, Sue crea campi di forza e può rendersi invisibile, Johnny genera fiamme e Ben diventa una creatura dalla pelle di roccia e dalla forza sovrumana.
La trama
Forti di una filmografia che spesso ha lasciato a desiderare, arriva adesso sugli schermi 'I Fantastici Quattro – Gli inizi', 37esimo film del Marvel Cinematic Universe e terzo reboot di questa saga negli ultimi due decenni. Un film sorprendentemente diverso da tutti i precedenti che inizia con Reed e Susan in procinto di intraprendere un nuovo capitolo della loro vita come famiglia di supereroi famosi. Susan è incinta del loro primo figlio quando la Terra riceve un inquietante messaggio da un visitatore interstellare, Silver Surfer, araldo che annuncia l'imminente arrivo del Grande Divoratore Galactus, un gigante con un appetito vorace e insaziabile per il quale la Terra rappresenta il prossimo pasto. Ci vorranno tutta la forza e l'amore della famiglia per affrontare questa terribile minaccia e mantenersi uniti.

Non è una storia di origini ma di eredità
Nonostante il titolo, come per il recente Superman uscito tre settimane fa, non è propriamente una storia di origini ma un racconto che arriva all'essenza dei personaggi e ci introduce con facilità al loro mondo perché si parte presumendo che il pubblico abbia almeno una vaga familiarità con queste identità. Così, con la genitorialità di Reed e Sue asse emotivo della vicenda diventa più una storia di eredità mettendo in luce l'idea che la squadra sia prima di tutto una famiglia e fungendo da metafora per tutto ciò che il film vuole chiedere: cosa lasciamo a chi verrà dopo di noi? Cosa significa proteggere un mondo che rischia di essere annientato?
Disordinati, umani e stranamente funzionali contro le catastrofi
Poi ‘Gli inizi' fa capire perché il gruppo funziona: non perché sono i più forti o i più intelligenti, ma perché sono disordinati, umani e stranamente funzionali di fronte ad una possibile devastazione totale. Sì, è in gioco il destino di una versione multiverso di una Terra che ricorda gli anni '60, chiamata 828 alludendo verosimilmente al compleanno del co-creatore Jack Kirby, nato il 28 agosto. Sì, qualcuno dà alla luce un bambino che (almeno nei fumetti) è fondamentalmente una divinità. Ma ciò che rimane in mente sono i litigi, l'amore e la vera alchimia dei protagonisti: supereroi con cuore e intelligenza all'interno di un folle dadaismo spaziale.
Pop art di altri tempi
Uno degli aspetti più interessanti è poi la piacevole normalità di guardare un film Marvel con un inizio, una parte centrale e una fine. Nessun portale per altri universi, nessun cameo di Hulk a ricordarti che tutto è connesso e che l'intero film potrebbe finire per essere solo l'impalcatura per una nuova serie Disney+. Solo quattro persone, un neonato con poteri sospetti e stranezze retrò con robot domestici e auto volanti nella visione ottimistica di un'umanità che crede ancora nella scienza come salvezza. Pop art di altri tempi: una squadra eroica impegnata a proteggere la Terra incoraggiando al contempo il mondo intero a unirsi e fare la sua parte. Il tipo di eroi, a quanto pare, di cui abbiamo bisogno in questo momento. In definitiva una solida avventura a fumetti che non si vergogna di essere un'avventura a fumetti trovando anzi vera forza nell'amore per le sue radici. Quando un ragazzino di nome Stan Lee concepì questi personaggi e il suo amico Jack Kirby disegnandoli regalò loro vita eterna.
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