Quarantatré anni dopo un entusiasmante 'Don Chisciotte' con la coreografia di Rudolf Nureyev che di lì a poco ne sarebbe diventato il direttore, il Balletto dell'Opera di Parigi è tornato a Nervi riempiendo la platea nonostante il caldo torrido. Una situazione che putroppo ha fatto decidere una riduzione del programma inizialmente previsto. Il palcoscenico penalizzato dall'alto tasso di umidità e le condizioni meteorologiche, al quinto giorno consecutivo di bollino rosso, hanno infatti portato addirittura a prendere in considerazione nel corso della giornata la possibilità di annullare lo spettacolo che poi si è deciso comunque di confermare, se pure modificato nel programma e nella durata, per garantire da un lato la sicurezza dei ballerini che si trovavano a danzare su un palco reso scivoloso dall'umidità e dall'altro il rispetto nei confronti del pubblico. Nonostante queste difficoltà, la performance ha comunque mantenuto intatta la sua qualità artistica con un adattamento ridotto che ha permesso di evitare rischi legati alle condizioni climatiche estreme.
Modificato l'ordine del programma
Modificato anche l'ordine del programma: si è partiti con il Grand Pas Classique coreografato nel 1949 da Victor Gsovsky, esempio di virtuosismo che Bleuenn Battistoni, supportata da Francesco Mura, ha reso con grazia ed eleganza. E' seguito un estratto dal terzo atto di Raymonda, l'ultima grande invenzione narrativa del grande coreografo Marius Petipa ripreso poi da Nureyev nel 1983. Considerato come un'enciclopedia delle forme del balletto classico, è stato l'unico numero corale con tutta la compagnia presente a Nervi a supporto dei due protagonisti, Sae Eun Park e Paul Marque.

Fra tradizione e modernità
Hanno poi emozionato il pubblico Hugo Marchand e Roxane Stojanov in Le Jeune Homme et la Mort. Su libretto di Cocteau e musiche di Bach Roland Petit ha creato un inquietante duo dove il destino assume le sembianze di una donna che si prende gioco del suo amante fino a spingerlo al suicidio. Poi, dopo la celeberrima Morte del cigno interpretata da Dorothée Gilbert, la serata si è conclusa con Le Parc: un pas de deux in equilibrio tra il respiro classico della musica di Mozart e la modernità del linguaggio coreografico restituita con incanto e seduzione da Ludmila Pagliero e Mathieu Ganio che pur essendosi ritirato dalla danza poche settimane fa ha voluto comunque essere presente per affetto e amicizia nei confronti del responsabile artistico del Festival Jacopo Bellussi. In definitiva uno spettacolo che – sia pure con tutti i problemi che ha dovuto affrontare – ha mostrato con chiarezza il duplice percorso artistico che l'Opera di Parigi ha intrapreso negli ultimi decenni, tra la storica vocazione del mantenimento della tradizione e una decisa apertura alla modernità.
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IL COMMENTO
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