Cultura e spettacolo

Il cantautore al Salone del Libro di Torino ha presentato il suo libro "Cosa farò da grande", raccontando i suoi primi 90 anni
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TORINO - "Sono molto orgoglioso di essere ligure, seppur con tutti i difetti che abbiamo, perché se comincia elencare i difetti che ho io, che sarebbero quelli che hanno i genovesi, andiamo avanti fino a domani mattina. La Liguria è come quelle belle donne che sono sempre vestite male, tutte coperte, che non si capisce che sono belle donne, bisogna spogliarle". Senza peli sulla lingua, giacca di pelle e occhiali da sole: Gino Paoli e il suo bagaglio dei suoi 'primi 90 anni' vissuti tra incoscienza e fama, tra belle parole e tante 'cazzate', tra momenti di crisi e successi, si è raccontato al Salone del Libro di Torino nell'evento di apertura della regione ospite: la Liguria. E ancor più per questo motivo non poteva mancare un riferimento alla 'sua' Liguria, Liguria a cui è sempre tornato. "Non sono stato l'unico che è andato e tornato, è andato è tornato, è andato e tornato, sempre con col cuore legato a un palo sull'acqua. Genova è una città straordinaria: per conoscere Genova ti ci porto io, perché chi prova da solo non la conoscerà mai. I genovesi prima facevano il muro e poi facevano la casa dietro il muro, in modo che non si vedesse che facevano la casa". 

"Cosa farò da grande", si intitola così il libro edito da Bompiani che è un affresco di una vita ricchissima di storie. E servirebbero ore per farsele raccontare tutte, anche se per scrivere il libro c'è voluto solo un mese. Ma per certe canzoni, come "Sapore di sale" c'è voluto molto meno, come ricorda con affetto il cantautore genovese. "Avevo vissuto un'esperienza in Sicilia, a Capo d'Orlando in un locale di due fratelli e che mi avevano preso per cantare, ma di pubblico non ce n'era. Era tutto deserto, bellissima spiaggia. Mi hanno invitato con tutta l'orchestra a trascorrere in questo luogo straordinario quasi un mese".

"Quando sono tornato a casa mi sono messo al pianoforte e ho scritto 'Sapore di sale' come se me l'avessero dettata" 

O ancora "La gatta", la canzone che ha segnato il suo vero grande esordio. Impossibile dimenticare per Paoli che era "uno scalzacani senza una lira in tasca: stavo in una soffitta tremenda perché d'estate era caldissimo, d'inverno era freddissimo perché non c'era riscaldamento e con i miei primi soldi ho cambiato casa. Sono andato in una casa vera col cesso, tutte le cose delle case che c'era, il portone, tutte quelle cose col riscaldamento e la gatta che si chiamava Ciaccola, quando l'ho spostata nell'altra casa dopo pochi giorni è morta. Ed è stato come se finisse una parte della mia vita e ne ricominciasse un'altra". 

Non c'è un momento che vorrebbe rivivere perché "fino a trent'anni ero un 'coglione' pazzesco. Poi verso i 50 ho cominciato a capire qualcosa, ovvero che so di non sapere, come diceva qualcuno di più bravo di me. Ma oggi sono quello che ho vissuto, non avrebbe senso andare a rivivere qualcosa", mettendo un punto e a capo. Un punto e a capo che dopo questo libro cosa vede?

"Magari scriverà un giallo: sono un lettore di gialli e sono un ammiratore sfegatato di una signora che si chiama Agatha (Christie ndr), che sono riuscito a leggere anche in inglese. Una grandissima scrittrice"