GENOVA - Le telecamere di Primocanale production , riprese e regia di Edoardo Rossi, siamo entrati nel laboratorio sotterraneo del Museo diocesano di Genova, in via Tommaso Reggio, dove una squadra di straordinari ricostruttori sta dando nuova vita allo splendido monumento funebre di Luca Fieschi, genovese del 1270, nipote di papa Adriano V e pronipote di papa Innocenzo IV. Creato cardinale a soli trent’anni da Bonifacio VIII con il titolo di Santa Maria in via Lata, morì nel 1336 a Avignone. Il corpo fu riportato a Genova e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Un monumento funebre imponente, fatto letteralmente a pezzi, oltre cento, e oggi ricomposto in tutta la sua eccezionale dimensione, quasi quindici metri d’altezza.
Sarà uno dei biglietti da visita del 2024, l’anno che Genova dedicherà al suo Medioevo.
Spiega Paola Martini direttrice del museo diocesano: “Un lavoro complesso nato in seno a un lavoro di riallestimento del piano interrato del museo. Era allestita in forma parziale parte del monumento Fieschi che proveniva dalla cattedrale di San Lorenzo. Figura di primo piano perché fu capo della famiglia a Genova. Una parte dei frammenti era esposta da lungo tempo nel museo. Bisognava capire come sistemare tutto il monumento. Che fu smontato e ricomposto in altre forme. Frammenti sono rimasti in cattedrale e i più piccoli ritrovati durante di restauri di fine Ottocento. Portati al museo di Sant’Agostino e nel 1992 qui al Diocesano. I frammenti più importanti furono esposti mentre i più minuti erano chiusi in un deposito su dei pallets”.
Ma quando vedremo la Tomba Fieschi ricomposta?
“Stiamo lavorando perché sia uno degli attori principali dell’anno sul Medioevo, speriamo nella prossima primavera”.
Aggiunge Clario Di Fabro docente di Storia dell’arte medioevale. “E’ uno dei monumenti più grandiosi fatti nella prima metà di quel secolo e il secondo realizzato a Genova dopo quello a Margherita di Brabante che era in San Francesco di Castelletto, distrutta. Di questo c’erano pezzi rilevanti. Il monumento era enorme, in un contesto di una vera e propria cappella. Un apparato funerario adeguato al rango di un grande personaggio. In basso i leoni che reggono figure allegoriche, le quattro virtù cardinali emblemi delle virtù necessarie a un personaggio che era un prete, ma che faceva soprattutto il diplomatico di altissimo livello a dimensione europea.”.
“Il sarcofago presenta una scena tipica di quel momento, la scena delle verifiche delle piaghe di San Tommaso. Scena allegorica dell’unità della Chiesa, del ruolo del pontefice e fotografia del consesso dei cardinali".
L’architetto Giovanni Tortelli ha curato la ricomposizione del grande monumento
“Non ci stava e abbiamo dovuto trovare spazio per quindici metri circa di altezza. Quindi abbiamo aperto la soletta per far salire questa grandiosa macchina. Ricci negli anni trenta aveva consigliato di rinunciare alla ricostruzione. Avevamo centoventi pezzi nascosti da tutte le parti. Un grande puzzle. Abbiamo così recuperato un pezzo di storia genovese molto importante”.
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