Cultura e spettacolo

L'ultima opera di Woody Allen era stata presentata lo scorso settembre fuori concorso alla Mostra di Venezia
2 minuti e 19 secondi di lettura

Se c’è una certezza nella lunga carriera di Woody Allen è che il regista americano - al di là delle tante commedie che ha girato - si trova molto a suo agio nel raccontare la parte più oscura di noi. Lo sapevamo fin da ‘Crimini e misfatti’ (1999) dove un mite oculista borghese assumeva un sicario per uccidere l’amante, e poi da ‘Match point’ (2005) con un arrampicatore sociale che ricorreva all’omicidio per porre fine ad un compromettente adulterio. ‘Un colpo di fortuna’, suo cinquantesimo lungometraggio, chiude in qualche modo una trilogia su quello che potremmo chiamare ‘l’assassino che è dentro di noi’.

Continua insomma a lanciare i dadi su casualità e incidenti che ne conseguono trasferendosi in Europa dove a Parigi, in una giornata d’autunno, Alain, scrittore in erba, incontra casualmente Fanny che conosceva di vista quando andavano insieme al liceo negli Stati Uniti e della quale era segretamente innamorato, cosa che le fa sapere fin da subito. Lei, che ha alle spalle un rapporto finito male con un altro bohémien, è sposata con Jean, uno squalo della finanza (“il mio lavoro è fare diventare i ricchi sempre più ricchi”, dice) affascinante quanto basta ma dal passato oscuro che la tratta come un oggetto da esibire in società davanti agli amici. Inevitabile che i due finiscano per innamorarsi nonostante lei sia molto combattuta. La fortuna, però, non è dalla loro parte: subodorando qualcosa, il marito assume un investigatore privato per pedinarla scoprendo immediatamente la relazione clandestina. E su cosa accadrà dopo mi fermo per non spoilerare nulla.

Il primo film in lingua straniera di Woody Allen tocca alcuni dei temi preferiti del regista: caso e destino, amore e infedeltà con una sceneggiatura che però, rispetto ad altre volte, non è radicata nella nevrosi. Come sottolinea il titolo, è il tema della fortuna che si snoda attraverso il film: Alain insiste sul fatto che tutta la vita è fortuna, Jean che non esiste e ce la creiamo da soli. Per Woody la verità sembra stare nel mezzo confezionando un film che è forse il suo migliore dai tempi di ‘Blue Jasmine’, girato ormai dieci anni fa: allegro e malinconico allo stesso tempo, energico e accomodante, arazzo autunnale che si insinua tra le foglie dorate e la luce che muore fotografata da Vittorio Storaro.

‘Un colpo di fortuna’ è un dramma morale con un tono sbarazzino e sebbene non percorra nuovi orizzonti, rimescola tuttavia molte delle ossessioni del regista con una costruzione maliziosa che gli conferisce un accattivante senso di gioco. Prendendo in considerazione coniugi traditori, coniugi ficcanaso e coniugi malinconici per la strada non intrapresa in passato, si destreggia tra molti elementi comuni al lavoro di Allen. Non sapendo se ne realizzerà altri, questo film non sarà un trionfo di fine carriera ma è comunque qualcosa di amabile, garbato e a suo modo attraente.