
GENOVA - È stata una inaugurazione festosa quella della Giovine Orchestra Genovese, ieri sera al Teatro Carlo Felice di Genova. Alla vigilia dell'avvio della 57° edizione del Premio Paganini, protagonista del concerto d'apertura è stata la violinista Sayaka Shoji, che nel 1999 ad appena 16 anni fu la prima giapponese a scrivere il proprio nome nell'Albo d'oro del Concorso. La Shoji aveva stupito allora per una tecnica formidabile. E ieri sera a quello straordinario bagaglio virtuosistico ha aggiunto una notevole maturità interpretativa frutto di ventiquattro anni di intensa attività. La Shoji si è presentata con la Nordwestdeutsche Philharmonie diretta da Jonathon Heyward.
Il programma si è aperto con lo splendido Concerto in re maggiore op. 61 di Beethoven. Interpretazione ineccepibile per l'eleganza del fraseggio, per l'intonazione e per la duttilità del suono. Heyward ha assecondato con buona precisione la solista per poi eseguire la Sinfonia n.5 di Cajkovskij. Una lettura interessante, forse non eccessivamente comunicativa che tuttavia ha evidenziato le buone qualità dell'orchestra, compatta nel suono e precisa in tutte le sezioni. Sono stati vari i bis: la Shoji ha offerto la sezione finale di "Nel cor più non mi sento" di Paganini e una Sarabanda di Bach, l'orchestra una sezione dalle "Enigma Variations" di Elgar.
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