Cultura e spettacolo

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GENOVA - Dopo una Tosca da tutto esaurito, il Teatro Carlo Felice guarda già al prossimo appuntamento in programma con la grande lirica. Dal 31 marzo, infatti, sarà in scena "I due Foscari", sesta opera in cartellone e secondo titolo verdiano, che a Genova mancava dalla fine dell’Ottocento. "Torna Verdi in tutto il suo splendore, con un titolo che manca da immemorabili anni nella città di Genova, dopo gli strepitosi successi per "Tosca", per "Il ballo in maschera" e per "Il Fledermaus", commenta il sovrintendente del Teatro Carlo Felice Claudio Orazi che da febbraio 2022 ad oggi può vantare di aver portato più di 15 mila ragazzi all'opera, grazie agli abbonamenti gratuiti per scuole e università. Un investimento per far innamorare i ragazzi della lirica e del teatro, per trasmettere loro cultura, per creare il pubblico del domani. 

"Questa produzione è meravigliosa dal punto di vista della regia, delle scene, dei costumi: la regia e le scene portano la firma di Alvis Hermanis. Sul podio salirà l'italiano Renato Palumbo"

L'allestimento è stato acquistato dal Carlo Felice dalla Scala, che lo ha presentato al pubblico nella stagione del 2016, e vedrà in scena un cast d’eccezione per questo repertorio, tra cui Fabio Sartori nei panni di Jacopo Foscari e Angela Meade in quelli di Lucrezia Contarini. Le atmosfere sono quelle di una Venezia in pieno Rinascimento. "La trama è molto semplice ed è tratta da un dramma di Lord Byron che racconta la storia, appunto di Jacopo Foscari, che viene accusato ingiustamente e mandato in esilio. Figlio del doge Francesco Foscari. È una storia di politica, viene adoperato il figlio del Doge per un cambio di potere nella città e quindi ci sono molti aspetti", racconta il maestro Renato Palumbo a Primocanale. "C'è l'aspetto familiare di Jacopo che va in esilio. C'è l'aspetto familiare della moglie che lo aspetta a Venezia e c'è soprattutto il grande dramma del padre che non decide di scendere dal trono per aiutare il figlio, ma accetta di buon grado un'accusa ingiusta. Quindi il figlio verrà così mandato in esilio e morirà". Un dramma verdiano che contiene dunque tutti gli ingredienti cari al grande compositore, entusiasta di questo libretto di Francesco Maria Piave.

"Questa è un'opera da vedere perché ha un grande messaggio morale. E perché è un'opera non conosciuta, ma ha della musica meravigliosa. E alla fine ti lascia veramente qualcosa di molto bello. Quindi è un'opera educativa"

Nel frattempo continua anche la stagione sinfonica, con i tanti concerti che contano anche qui su un pubblico abituée. "Il 10 marzo avremo il prossimo, dopo aver visto una sala gremitissima per il concerto di Daniel Oren", aggiunge Orazi. 

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