Sono passati più di vent'anni dall'ultima volta che Julia Roberts ha recitato in una commedia romantica e forse è trascorso lo stesso periodo di tempo da quando il grande schermo ne ha proposta una di livello accettabile. Qualcosa apparentemente facile a farsi, in realtà difficile da realizzare soprattutto ai tempi nostri dove un'evasione pura sembra quasi fuori luogo vivendo in un'era - quella digitale - piena di cervelli piccoli piccoli che passano la maggior parte del tempo su internet a distruggere a parole tutto ciò che cerca di essere gentile e garbato. Cosicché il romanticismo appare minato da una sorta di cinismo o, nel migliore dei casi, da pura indifferenza. 'Ticket to paradise' va nella direzione opposta. Merito di Julia Roberts, ovviamente, del suo partner George Clooney (perché la riuscita di commedie di questo tipo dipende interamente dalla chimica delle coppie protagoniste, e questa funziona alla grande) e soprattutto del regista Ol Parker che già aveva fatto centro con 'Marigold hotel' e il sequel di 'Mamma mia!'.
Sposati 25 anni fa e divorziati cinque anni dopo David e Georgia sono uniti solo nell'amore per la loro figlia Lily. Dopo essersi laureata senza molte convinzioni, la ragazza va in vacanza a Bali con la migliore amica e lì incontra un affascinante allevatore di alghe che decide rapidamente di sposare, evitando un futura carriera legale che non ha mai voluto. Nel disperato tentativo di convincerla a cambiare idea, David e Georgia corrono verso l'isola indonesiana stringendo un patto per impedire il matrimonio ed evitarle lo stesso errore che pensano di aver commesso quando si erano sposati. A complicare le cose arriva inaspettatamente il giovane fidanzato di Georgia.
Paradossalmente gran parte del fascino di "Ticket to Paradise" deriva dal sapere esattamente come andrà a finire la storia. D'altronde cosa sarebbe un film di questo tipo senza un lieto fine garantito? E tuttavia in questo caso, pur essendo certi del finale non lo si è altrettanto del viaggio che faremo per arrivarci. Anche perché nonostante si tratti chiaramente di una commedia, alcuni temi non sono propriamente superficiali, vedi ad esempio il rimpianto e le emozioni complesse provate dai genitori nel momento in cui i figli compiono i loro primi passi verso l’età adulta.
Roberts e Clooney – alla loro prima vera commedia romantica in coppia – si dimostrano gli eredi di quella grande tradizione che ha visto Claudette Colbert fare l'autostop mostrando un lembo di gamba civettuola per prendere in giro Clarke Gable in 'Accadde una notte' o Cary Grant rimanere basito di fronte alle sconsiderate buffonerie di Katharine Hepburn in 'Susanna'. Non importa quanto ferocemente si combattano perché sono abbastanza sensati da non scavare mai i loro artigli così in profondità da far uscire il sangue. Le cose saranno sempre risolte e l'amore, inevitabilmente, trionferà.
Allegramente retrò, 'Ticket to paradise' ci invita in definitiva a prenderci cura di coloro che amiamo, a imparare a perdonare noi stessi e accettare l'idea forse impensabile che è possibile essere felici magari soltanto per qualche momento, senza alcuna garanzia di quanto questo momento durerà. E se pure se l'età d'oro della commedia romantica è ormai alle nostre spalle, il grande merito del film deriva proprio dalla sua incrollabile convinzione che un futuro sereno è ancora possibile. Perché dice ai giovani come Lily decisi a cambiare improvvisamente la propria vita che esistono altre opportunità, ai divorziati amareggiati come Georgia e David che dopo che tutto è andato a fuoco si può sempre ricostruire qualcosa e al pubblico in sala che l'idea esagerata di poter uscire da un cinema con leggerezza e allegria non è poi così campata in aria.
IL COMMENTO
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