Cronaca

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Gli avvocati del provveditore della Liguria Ferrazza e di Buonaccorso, Servetto e Sisca: "Noi dovevamo solo dare un parere sul progetto e nessuno segnalò rischi di crollo, neppure il super esperto Gentile"
6 minuti e 17 secondi di lettura
di Michele Varì

"Il provveditore del Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d'Aosta Roberto Ferrazza come presidente del Cta non era tenuto a esaminare il progetto di retrofitting di rifacimento delle pile 9 e 10 ma solo dare un parere, diede parere positivo perchè voleva mettere in sicurezza il ponte e nessuno aveva detto che esistevano pericoli imminenti".

L'ha detto in aula l'avvocato Fabio Viglione, legale dell'architetto Ferrazza, uno dei 57 imputati al processo per il crollo di Ponte Morandi nella fase delle arringhe delle difese iniziata ieri sotto la tensostruttura del tribunale di Genova. Per l'ex provveditore i magistrati hanno chiesto un'accusa di 4 anni.

"A Roberto Ferrazza viene contestata l'ipotesi colposa perché in quanto presidente del Cta, il Comitato Tecnico amministrativo, avrebbe mostrato imperizia e imprudenza ponendo in pericolo il viadotto in cui morivano 43 persone - ha spiegato Viglione -. non inviando il progetto alla valutazione del consiglio superiore dei lavori pubblici, organo che fra l'altro conosce bene perché ne fa parte. Ma lui non aveva una posizione di garanzia, come dice la convenzione a proposito degli obblighi del concessionario e anche al codice della strada. Doveva fornire solo un parere, perché il Cta è un organo consultivo e fornire considerazioni tecniche, questa è la differenza fondamentale, ma l'accusa sembra non considerarla, la considerazione tecnica e il parare sono due cose diverse, il parere è una fase successiva all'istruttoria, non è un cavillo, è possibile prescindere dal parere, in caso di omissione, e lo dice il legislatore".

Fra i temi che trattati in aula inevitabilmente anche il ruolo di un altro imputato, Antonio Brencich, uno dei due relatori esterni del Cta con Mario Servetto. Parliamo del gennaio 2018, a pochi mesi dal crollo.

Per Brencich i pm che hanno chiesto una pena di 8 anni perché si sarebbe limitato nel parere favorevole a fare una sorta di copia e incolla senza preoccuparsi dello stato effettivo in cui si trovava il ponte Morandi pur avendo gli elementi per sapere che “lo stato di degrado del ponte era impressionante”, come aveva scritto in una email inviata in modo informale a un componente del Cto Buonaccorso, anche lui imputato.

Per la procura il Cta avrebbe dovuto inviare le carte del progetto al Consiglio superiore dei lavori pubblici, che aveva maggiori competenze avrebbe fatto dei controlli o comunque segnalare la gravità della situazione.

L'avvocato Viglione ha anche sottolineato la relazione del professor Gentile, docente del Politecnico di Milano, che mai ha detto che c'erano pericoli di crollo, "Gentile non è un ingegnere qualunque, ma un professionista di chiara fama, conosceva le criticità e le caratteristiche del ponte perché negli anni '90 aveva anche affiancato il professor Martinez Ibarra nei lavori sulla pila 11 di cui il retrofitting della 9 e della 10 era una semplificazione, ma Gentile non avverte mai di un pericolo che potesse mettere in dubbio la sicurezza dell'opera, eppure aveva fatto delle prove dinamiche sul ponte nel 2017, questi sono i fatti a cui dobbiamo attenere" ha ribadito ad alta voce il legale rivolto ai giudici.

In realtà pochi mesi dopo il crollo il professor Carmelo Gentile aveva detto agli inquirenti che lui aveva detto che prima della tragedia che “il ponte Morandi andava chiuso. Il docente di Milano disse anche di avere consegnato il suo studio ad Autostrade segnalando le anomalie sul pilone 9 per le "deformate non conformi" e poi, ascoltato come persona informata dei fatti dal pm Massimo Terrile, Gentile aveva spiegato che “Spea (la società controllata da Autostrade) sapeva, aveva calcolato il livello di efficienza che era "sotto uno e con quel dato il ponte andava chiuso".

Il progettista del retrofitting - aveva spiegato il docente ai magistrati - ha fatto "delle valutazioni impropri"” ma anche “con quelle valutazioni improprie il ponte era da chiudere".

Gentile aveva anche denunciato in aula quando era stato ascoltato come testimone: "A me, però, non diedero tutta la documentazione, altrimenti lo avrei detto anche io".

Spea allora aveva replicato al docente dicendo che “tutte le informazioni necessarie per espletare l’incarico erano state rese disponibili fin dall’inizio".


Dopo Viglione ha parlare è stato Nicola Scodinick, legale di due imputati del Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato, Buonaccorso e Sisca, per cui la procura ha chiesto rispettivamente quattro e tre anni di reclusione.

Il legale ha chiesto di ricoscere i suoi assistiti non colpevoli "perchè nel processo vengono contestate responsabilità che coprono un arco di quasi vent'anni di funzioni, di attribuzioni, di organi che si sono succeduti nella gestione di ponte Morandi mentre Sisca e Buonaccorso se ne sono occupati nei termini di non responsabilità per una settimana soltanto. I mie assistiti hanno espresso un parere su un progetto che gli stessi periti del tribunale hanno giudicato valido, efficace e soprattutto salvifico. L'assenza di responsabilità è determinata dal fatto che non rientrava nelle loro competenze dal punto di vista della colpa avere questo tipo di garanzia sul crollo del ponte.

Scodnik risponde anche sulla email inviata dal professor Brencich a Buonaccorso che tratteggiava il ponte con degrado impressionante e che a dire dalla procura avrebbe dovuto indurre il Cta a lanciare l'allarme alla Consiglio dei lavori pubblici del ministero: "Non basta una mail per attribuire posizioni di garanzia o di responsabilità, ma rispetto a quella mail è stato asccertato nel dibattimento che la valutazione aveva una finalità legata alla valutazione del progetto ma non ha mai individuato criticità del ponte tale da dover attivare delle azioni impeditive".

L'avvocato poi ribadisce a Primocanale che "nessuno era consapevole che ci fosse un rischio di crollo, nè i membri del Cta ma anche e soprattutto i soggetti che avevano inviato il progetto che avevano già analizzato, verificato e validato ai fini della procedura amministrativa e quindi pensare e ipotizzare delle responsabilità verso chi la gestito per una settimana rende queste contestazioni davvero poco credibili".

"A noi toccava dare un pare obbligatorio e non vincolante - ribadisce Scodinik - e anche questo aspetto pesa su eventuali conseguenze della nostra azione, un parere certamente di natura amministrativa e non tecnica e approfondita, sulle parti progettuali, burocratiche, economiche e finanziarie del progetto perchè quelle sono le competenze del Cta".

L'ultimo legale a parlare è stata Carola Flick, che difende l'ingegnere Mario Servetto, del Cta del Provveditorato, uno degli imputati quasi sempre in aula e per cui la procura ha chiesto tre anni: "Il mio assistito è una persona estremante seria, un ingegnere civile, un assistente ordinario specializzato in infrastrutture e trasporti, uno "stradino" chiamato spesso come consulente per tematiche legate alla viabilistica".

"Proprio per questo le sue competenze dell'organo del Provveditorato erano in relazioni alle interferenze con viabilità o valutare cronoprogramma, lui avrebbe dovuto controllare fasi esecutiva di un progetto efficace, come hanno detto anche i periti del secondo incidente probatotio, che se completata avrebbe impedito il crollo".

L'avvocato ha poi sottolineato che non si può accettare i termini con cui la procura ha parlato del Cta, "ha lanciato un anatema sul cta gridando "vergogna vergogna", questo è inaccetabile".

"Se c'era rischio certo di crollo - ha proseguito Flick - c'era a prescindere del focus di Servetto ed era competenza specifica di altri, quegli elementi potevano coglierli altri soggetti". Cita poi il professor Gentile, come aveva fatto prima di lei l'avvocato Viglione: "Il professor Gentile a domanda secca, a conclusione dei suoi lavori, aveva detto "non avevo sospetti di crollo, sennò non sarei stato tranquillo".

Nell'udienza di domani parleranno i legali di altri due imputati, due ex responsabili dell'Ufficio manutenzioni di Aspi del Primo tronco di Genova per cui la procura ha chiesto una pena per ciascuno di tre anni e 6 mesi, si tratta di Ugo Sartini, difeso dall'avvocato Mario Iavicoli, e Alessandro Natali, assistito da Paola Sultana.



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