
Si è chiusa con una sentenza di condanna a due anni di reclusione, sospesa condizionalmente, la posizione di Sebastiana Germano nel processo in abbreviato per false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori. La decisione, emessa dalla giudice Elisa Campagna del Tribunale di Genova, arriva come ultimo capitolo di una maxi inchiesta internazionale sulla criminalità economica, coordinata dalla Dda genovese e partita nel febbraio 2024 con gli arresti della guardia di finanza.
La maxi frode sui prodotti ittici surgelati
La vicenda ruota attorno a una colossale frode fiscale transnazionale nel settore dei prodotti ittici surgelati, che ha portato in manette – tra gli altri – Salvatore Vetrano, 60enne palermitano noto come il "Re dei surgelati" e ritenuto vicino a Cosa Nostra, con legami familiari a un boss del clan legato a Totò Riina. Vetrano, estradato dalla Spagna, è attualmente a processo a Genova per evasione fiscale, riciclaggio e associazione per delinquere, con l'aggravante mafiosa contestata solo a lui. Recentemente, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta dei suoi legali di spostare il procedimento a Palermo, confermando la competenza ligure.
Il giro delle false fatture
Secondo l'accusa, Germano – difesa dagli avvocati Luigi Latino e Paolo Scarcià – avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti attraverso due società genovesi: la Pescado Mediterraneo S.r.l.s., tra il 2015 e il 2016, per un totale di oltre 2,5 milioni di euro legati all'importazione di surgelati da Spagna e Portogallo, e la Sarda Fish S.r.l.s., tra il 2017 e il 2019, per un valore complessivo superiore ai 4 milioni. Il meccanismo fraudolento prevedeva l'omesso versamento dell'Iva su acquisti fittizi, trasferendo il debito su "missing trader" (società cartiere che evaporavano dopo aver incassato l'imposta), permettendo prezzi sotto mercato e reimpiego dei proventi in imprese estere riconducibili a Vetrano. Complessivamente, le "cartiere" coinvolte hanno emesso fatture false per un imponibile di oltre 31 milioni di euro, con sequestri di beni per 3 milioni tra contanti, auto di lusso e immobili in Italia, Spagna e Portogallo.
Cosa dice la sentenza
La sentenza ha confermato a carico di Germano anche il reato di associazione per delinquere, già riconosciuto dal tribunale del Riesame, e ha disposto
il sequestro dei profitti illeciti per 30.949 euro. Non sono mancate le sanzioni accessorie: interdizione per un anno dagli uffici direttivi di imprese e persone giuridiche; incapacità a contrattare con la Pubblica Amministrazione; interdizione dai pubblici uffici e dagli incarichi in commissioni tributarie. La condanna sarà pubblicata sul sito del Ministero della Giustizia, come ulteriore monito pubblico. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
Il network occulto di società
L'inchiesta, condotta dai pm Federico Manotti e Giancarlo Vona con il supporto di Eurojust, ha svelato un network occulto di società tra Genova, Palermo, Vigo (Spagna) e Portogallo, gestito da Vetrano come amministratore di fatto. Tra gli arrestati, oltre a Vetrano e alla moglie Anna Bruno (figlia del boss Giuseppe Bruno), figurano l'imprenditore ittico genovese Mauro Castellani e Giuseppe Licata, con posizioni quest'ultimo stralciata per motivi di salute ma potenzialmente ricongiungibile. Le indagini hanno portato al rinvenimento di oltre 3 milioni in contanti, gioielli e orologi di lusso, frutto di autoriciclaggio e dichiarazioni fraudolente.
IL COMMENTO
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