
Sul trapano usato per uccidere Luigia Borrelli, l'infermiera e prostituta massacrata nel 1995 a Genova nel basso di vico Indoratori, non ci sono tracce di Dna del carrozziere Fortunato Verduci, il 65enne indagato perché sospettato di essere l'autore del delitto. È quanto è emerso dalla perizia depositata dall'esperta Selena Cisana, nominata dal giudice nel corso dell'incidente probatorio. La sua perizia sarà poi discussa all'udienza del 21 ottobre. All'epoca del delitto sul trapano erano state repertate numerose impronte digitali. Con la riapertura dell'inchiesta era emerso che nell'attrezzo erano state trovate tracce di sangue disidratato. Analizzato il Dna, è stato trovato quella della vittima misto ad altri. Di questi profili solo uno potrà essere inserito in banca dati, mentre l'altro non è confrontabile.
Nuovo incidente probatorio
Nel maggio scorso la pm Patrizia Petruzziello aveva chiesto un nuovo incidente probatorio proprio per cercare, alla luce delle nuove tecniche scientifiche, possibili tracce sul trapano e sul filo elettrico che finora non avevano mai rilevato nulla di utile. Verduci è un uomo libero visto che il gip, il Riesame e anche la Cassazione hanno respinto la richiesta della procura di arrestarlo. Per i giudici ci sono sì granitici indizi ma sono passati oltre 30 anni. Il carrozziere era stato individuato grazie al Dna estratto da una macchia di sangue trovata sulla scena del crimine. Il profilo era risultato compatibile con quello di un lontano parente, che si trova recluso nel carcere di Brescia. Secondo l'accusa Verduci, ludopatico e pieno di debiti, avrebbe ucciso Luigia per rapinarla dopo averla picchiata brutalmente. A questo punto, a breve, la Procura potrebbe chiudere le indagini e chiedere poi il processo per il carrozziere.
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IL COMMENTO
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