Cronaca

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Alla requisitoria che riprende il 15 settembre i magistrati hanno già programmato quando potrebbero effettuare le richieste delle eventuali condanne, la speranza è di arrivare a una sentenza entro la prossima pausa estiva e l'ottavo anniversario del crollo
2 minuti e 18 secondi di lettura
di Michele Varì
Alla ripresa del processo per il crollo di Ponte Morandi il gioco si fa subito duro. La requisitoria interrotta prima della pausa estiva, il 23 luglio, riprenderà il 15 settembre. Nel mirino ci sono le richieste pene dei magistrati che dovrebbero arrivare in aula entro la metà di ottobre.

Il primo giorno del giudizio

Sarà, quell'udienza, il giorno del primo giudizio, il momento in cui i magistrati Cotugno, Airoldi (nella foto) e Terrile (in pensione ma grande regista dell'indagine della guardia di finanza) faranno capire se rispetto alle richieste dei rinvii a giudizio è cambiato qualcosa per i 57 imputati alla sbarra.

Le posizioni più delicate

Le posizioni più compromesso appaiono quelle degli imputati che erano ai vertici di Autostrade per l'Italia (come l'ex amministratore delegato Castellucci, già detenuto per un'altra tragedia autostradale) e di Spea, la società di ingegneria che avrebbe dovuto controllare Aspi, sotto la lente poi ci soprattutto sono coloro che dopo gli anni '90 avrebbero dovuto realizzare il progetto per la messa in sicurezza della pila 9 dopo avere ristrutturato i cavi corrosi delle due pile gemelle 10 e 11.

Perché non venne rifatta la pila 9?

La domanda è questa: chi ha deciso di non intervenire in modo tempestivo anche sulla pila 9 da cui è poi è scaturito il crollo che nell'agosto del 2018 ha ucciso 43 persone?

La difesa: c'era difetto di costruzione occultato

La difesa degli imputati punta sul difetto di costruzione occultato del viadotto, scoperto solo dopo la tragedia esaminando le macerie, il famoso reperto numero 132. Ma per l'accusa gli imputati non hanno svolto monitoraggi adeguati nonostante le avvisaglie rinviando sempre l'intervento sulla pila 9, alla fine programmato per l'autunno 2018, con l'avvallo dei consulenti esterni del comitato tecnico amministrativo, anch'essi indagati, esperti che capirono che bisognava intervenire presto, vagliando il progetto di retrofitting in solo una settimana, ma senza rendersi conto però, come tanti altri, che il tempo era scaduto e il gigante di calcestruzzo disegnato dall'architetto Morandi stava per crollare.

Le arringhe della difesa entro gennaio 2026

Dopo questa fase in aula parleranno gli avvocati delle parti civili, primo fra tutti Raffaele Caruso, legale dei familiari delle 43 vittime. Poi ci sarà una sospensione forse di 15/30 giorni. Quindi toccherà alla discussione degli avvocati degli imputati, le arringhe, che dovrebbero esserci entro gennaio 2026, successivamente spazio alle repliche di tutte le parti, un altro veloce giro di valzer.

Sentenza prima dell'ottavo anniversario del crollo

A quel punto si andrò verso l'epilogo: l'ultima parola spetterà ai giudici Lepri, Polidori Baldini che potrebbero riunirsi in camera di consiglio ed emettere la sentenza o anche - come è probabile - prendersi un lasso di tempo di giorni o anche di un mese per mettere a fuoco tutto il materiale prima di rendere noto il verdetto di primo grado. Un ultimo atto che si spera possa concludersi entro la pausa estiva, prima dell'ottavo anniversario della tragedia.

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