
Un'operazione della Procura di Genova ha portato all’arresto di 13 persone, accusate di far parte di un'associazione per delinquere dedita a truffe aggravate ai danni di anziani vulnerabili. L’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, ha scoperchiato un'organizzazione criminale ben strutturata, operativa dal settembre 2023 su tutto il territorio nazionale, con un modus operandi collaudato che ha fruttato ingenti somme di denaro e gioielli.
Un call center del crimine
Al vertice del sodalizio c’è Alessandro D’Errico, 36enne napoletano soprannominato 'Lo zio', definito il cervello dell'operazione. D'Errico non solo organizzava le attività, impartendo direttive e dividendo i proventi, ma agiva anche come “telefonista”, fingendosi maresciallo dei carabinieri o avvocato per raggirare le vittime. Le intercettazioni rivelano la sua abilità nel coordinare un vero e proprio call center, situato a Napoli in via Persico 27, dove telefonisti contattavano a tappeto anziani, sfruttandone la solitudine con tanto di orario da ufficio: 10-16. Durante un controllo del 20 gennaio 2025, i carabinieri di Napoli hanno trovato oltre 100mila euro in contanti, verosimilmente provento delle truffe, motivo per cui è stato denunciato per ricettazione.
Truffe ai più deboli e ingenti bottini
Le vittime, tutte over 70, sono state indotte in errore con storie drammatiche: figli o nipoti arrestati per incidenti stradali, cauzioni da pagare urgentemente o vincite di concorsi da finalizzare. Tra i casi più eclatanti ci sono una 89enne genovese convinta a consegnare 10mila euro in contanti e preziosi per 15mila; una quasi centenari a cui sono spariti 16mila euro da finti carabinieri.
In totale, l’associazione ha commesso oltre 30 episodi di truffa, con bottini che spaziano da poche centinaia a decine di migliaia di euro, spesso accompagnati da gioielli di valore. In alcuni casi, come quello di una 85enne genovese raggirata a ottobre del 2024, le vittime sono state salvate solo dall’intervento di familiari o dalle forze dell’ordine.
Ruoli e dinamiche interne
La banda contava su una divisione dei compiti ben definita: oltre ai telefonisti come Antonietta Mascitelli, compagna di D’Errico, e un altro complice, c’erano le cosiddette “batterie operative”, esecutori materiali che ritiravano il bottino sul campo. Il padre di D’Errico, un 67enne, reclutava nuovi membri, mentre un altro membro gestiva un "covo" a Pomigliano d'Arco usato come base logistica. Le intercettazioni mostrano dialoghi in dialetto campano dove si discute di dividere i proventi e di strategie per eludere i controlli, come l’uso di utenze "sporche" intestate a prestanomi.
Allarme sociale e rischio di recidiva
Il Giudice Faggioni nell'ordinanza di custodia cautelare ha sottolineato la "pervicacia" e la "professionalità" della banda, che ha continuato a operare nonostante arresti e sequestri. L’allarme sociale è alto: le vittime, spesso sole e fragili, sono state scelte deliberatamente, con raggiri che sfruttano il timore di un pericolo immaginario. La disponibilità economica del gruppo, stimata in centinaia di migliaia di euro, alimenta il rischio di fuga, con i membri abituati a cambiare identità e mezzi di trasporto per sfuggire alle autorità.
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IL COMMENTO
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