Cronaca

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Depositate le motivazioni della sentenza di appello dell'omicidio Scalamandrè
1 minuto e 32 secondi di lettura
di Redazione cronaca

Sono stati provocati dal padre non solo nel momento in cui è entrato in casa violando il divieto di avvicinamento e pretendendo che il figlio maggiore modificasse la denuncia nei suoi confronti, ma anche con anni di tensioni famigliari e minacce alla madre. 

Per questo i giudici della seconda sezione della Corte d'Assise d'appello di Milano hanno accordato un forte sconto di pena ai due fratelli Scalamandrè, imputati per l'omicidio del padre Pasquale Scalamandré avvenuto nella loro abitazione di San Biagio (Genova) il 10 agosto 2020, mettendo di fatto la parola fine a un dramma famigliare sfociato in un omicidio e a una vicenda giudiziaria durata 5 anni con ben sei sentenze. 

Dodici anni la pena per Alessio e sei anni e due mesi per Simone. Ad entrambi (difesi dagli avvocati Luca Rinaldi, Andrea Guido, Nadia Calafato e Riccardo Lamonaca) è stata riconosciuta anche l'attenuante della "provocazione per accumulo". Nelle motivazioni della sentenza depositate nei giorni scorsi i giudici definiscono "verosimile" tutta la ricostruzione del delitto fornita nel processo dal figlio maggiore; "Seppur avrebbe potuto addurre giustificazioni ben più importanti, si è limitato a descrivere quanto accaduto, senza costruirsi una versione dei fatti a lui totalmente favorevole, anzi ribadendo, sempre, che fino a quel giorno, il padre non aveva mai minacciato ne agito violenza contro di lui o suo fratello".

Quel giorno Pasquale Scalamandré aveva insistito per vedere il figlio Alessio: voleva a tutti i costi che ammorbidisse la denuncia nei suoi confronti per i maltrattamenti verso la madre (che nel frattempo aveva dovuto rifugiarsi in una casa protetta in Sardegna). Quando lui gli aveva detto che non avrebbe cambiato nulla, il padre: lo aveva preso per un braccio per trascinarlo in commissariato fino poi a scaraventarlo contro la scarpiera che si era rovesciata. Da lì la colluttazione e l'omicidio compiuto con il contributo del fratello minore, accorso in suo aiuto durante la colluttazione.