Cronaca

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Chi oggi ha i capelli bianchi censura lo stop al pallone al Porto Antico, ma ammette, "era vietato anche nelle nostre piazze, ma allora c'erano più spazi e senza il cellulare si giocava di più in strada"
1 minuto e 27 secondi di lettura
di Michele Varì

Oggi i ragazzi devono arrendersi dinanzi che vientano il gioco della palla al Porto Antico, anni prima i loro papà, e anche i loro nonni, che abbiamo intercettato all'Expo, apparentemente con la stessa passione per il calcio di quando erano adolescenti, invece per tirare due calci al pallone erano costretti a sfidare i vigili urbani, i cantunè, (come si chiamavamo gli agenti della locale) per non farsi sequestrare la palla, che di solito era un leggerissimo supertele di plastica, difficilissimo da domare e facilissimo da bucare, che si comprava facendo una colletta dal tabaccaio.

"Giocavamo sulle macerie della guerra..."

Succedeva in tutte le piazze di Genova, da piazza Baracca a Sestri Ponente a piazza Martinez, a San Fruttuoso, e poi in centro, nella zona di piazza delle Erbe, dove oggi ci sono i giardini Luzzati, dove a quei tempi i ragazzi si sfidavano sulle macerie dei resti dei palazzi distrutti dalla guerra, come ci ha raccontato un nonno intercettato al Porto Antico mentre "allena" il nipotino che ama il calcio e gioca nel Baiardo.

La sfida ai vigili su tutte le piazze

All'Expo incontriamo anche Eugenio Oliva, un altro ex giovane con i capelli bianchi che ha sempre amato il calcio, lui dopo avere censurato i divieti ricorda i suoi bei tempi, "noi sfidavamo i vigili che per impedirci di giocare ci sequestravano il pallone e per riaverlo bisognava pagare la multa e questo non era giusto. A quei tempi il nostro tempo libero non avendo il cellulare lo passavamo sempre nelle piazze, io vivevo a Quarto, noi ci vedevamo dalla stazione, in piazza Sivelli. Chi poteva andava a giocare in qualche squadra, io sono arrivato in Promozione, e si giocava su campo in terra battuta, altro che erba sintentica...".

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