Cronaca

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L'evento "Un anno con Paolo" mercoledì alle 18 sulla spiaggia di Pippo organizzato per continuare a stare vicino al ragazzo di Albenga e a sua mamma: la loro storia ha commosso tutti
3 minuti e 10 secondi di lettura
di Michele Varì

Un pugno sferratogli un anno fa da uno dei rapinatori che gli avevano rubato il monopattino ha stravolto la vita di Paolo Sarullo, 24enne di Albenga, che cadendo a terra riportò ferite alla testa che lo hanno reso paraplegico. Dopo due interventi chirurgici il ragazzo si è salvato ma è rimasto paralizzato e ora riesco a comunicare solo con lievi movimenti.

Paolo è in cura in un centro di riabilitazione di Spezia dove si è trasferito con la madre Miranda in un appartamento pagato a fatica dalla cugina Rossella, mentre la loro casa popolare a Campochiesa, ad Albenga, è inagibile per muffe e mancanza di spazio.

Mercoledì 28 maggio alle 18 tutti gli amici di Paolo si ritroveranno con la mamma Miranda nella spiaggia di Pippo a Ceriale, un grande abbraccio non solo virtuale al ventiquattrenne, per fare sentire la loro presenza.


La famiglia di Paolo ha bisogno di tutto, di assistenza h24, un letto ortopedico, terapie riabilitative e costose. "Lo Stato promette 25mila euro, ma servirebbero due milioni", denuncia Rossella, spiegando come la madre di Paolo è stata costretta a lasciare il lavoro per assistere il figlio. Per questo ha bisogno di aiuti perché i suoi aggressori, quattro giovani nordafricani, arrestati e riconosciuti colpevoli, non pagheranno i 1,6 milioni di euro di risarcimento perché sono nullatenenti.

La tragedia avvenne una notte dello scorso maggio, alle 3,30, mentre Paolo stava tornando a casa a piedi con un amico dopo una notte in discoteca: il ragazzo era riuscito a riavere indietro il suo monopattino, ma uno dei ragazzi lo colpì con un pugno in viso a Paolo, che cadendo indietro batté la nuca. Emorragia cerebrale. L’inizio di un calvario.

Paolo venne salvato dai suoi amici. Gli aggressori scapparono. I quattro, tutti giovanissimi, tra cui un minorenne, sono stati processati. Due dei responsabili sono stati condannati: l’autore del pugno a sei anni di reclusione per lesioni gravissime e rapina, con l’aggravante dei motivi futili e abietti; un altro ragazzo del gruppo a tre anni e sei mesi. Entrambi hanno ammesso le proprie colpe, ottenendo così uno sconto di pena. La sentenza di primo grado è stata però impugnata e, in attesa del processo d’appello, anche l’unico detenuto (colui che ha sferrato il pugno) è tornato libero, sottoposto alla misura del braccialetto elettronico. Un terzo maggiorenne è in attesa di processo, con un’udienza già fissata, mentre non è ancora chiaro quando si svolgerà il procedimento a carico del minore coinvolto.

Per Paolo intanto emorragia cerebrale, due interventi da 15 ore ciascuno e la rimozione di gran parte del cranio che furono solo l’inizio di un calvario durato mesi. La diagnosi è terribile: tetraplegia con funzioni cognitive gravemente compromesse.

Paolo vive con la madre Miranda in un appartamento a La Spezia, pagato a fatica dalla cugina Rossella – diventata il volto pubblico della battaglia – mentre la loro casa popolare a Campochiesa è inagibile per muffe e mancanza di spazio. Le necessità sono immense: assistenza h24, un letto ortopedico, terapie riabilitative costose. “Lo Stato promette 25mila euro, ma servirebbero due milioni”, denuncia Rossella, spiegando come la madre abbia perso il lavoro per accudirlo.


Paolo era un ragazzo solare, buono con tutti, appassionato di musica, in particolare delle canzoni di Ultimo, e di calcio. Aveva sogni e speranze, spezzati in una notte di maggio.

L’appello accorato arriva da Rossella, la cugina astigiana: “Abbiamo bisogno di tutti: Comuni, Regione, gente comune. Aiutateci a costruirgli un futuro”. Le speranze si aggrappano alle donazioni – una raccolta su GoFundMe e bonifici all’IBAN IT39T0760110600001073223388 – e alla solidarietà nazionale, accesa anche dal servizio delle Iene con Matteo Viviani andato in onda il 9 marzo.

La cugina astigiana racconta che Paolo ha vissuto a San Damiano per un periodo per poi trasferirsi ad Albenga, ma ha sempre mantenuto i contatti con i familiari.

Per sostenere Paolo e la sua mamma è nata anche la pagina Facebook Uniti per Paolo.