Cronaca

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Le motivazioni della sentenza di proscioglimento dei due istruttori che spiegano perché nei guai potrebbero finire gli operatori del 118
1 minuto e 44 secondi di lettura
di Miv

Quando Andrea Demattei, il canoista di 14 anni morto a gennaio 2023 dopo essere rimasto incastrato con la canoa nel torrente Entella (Chiavari), era in acqua "è stato sottovalutato il rischio dell'ipotermia".

Lo scrive la giudice Carla Pastorni nelle motivazioni della sentenza di proscioglimento dei due istruttori (difesi dagli avvocati Silvia Morini e Guido Motta) che avevano accompagnato Andrea e altri allievi alla sezione di allenamento.

Rischio non evidenziato dai sanitari

"Il rischio di ipotermia - sottolinea la giudice - non è stato preso in considerazione durante l'intervento dei vigili del fuoco e non è stato evidenziato da parte del personale sanitario presente. Risulta che sul posto, alle ore 16.37 era giunta l'ambulanza e che il personale sanitario, sino all'avvenuta estrazione della vittima, pur avendo preso atto della situazione, non sia intervenuto per segnalare il pericolo di ipotermia cosi contravvenendo a un dovere di intervento".
Per questo motivo il pm Francesco Cardona Albini ha aperto un fascicolo per valutare le eventuali responsabilità del personale sanitario.

Rinviati a giudizio sei pompieri

Per la morte del ragazzo sono stati rinviati a giudizio sei vigili del fuoco.

La giudice nelle motivazioni spiega che i due istruttori sono da prosciogliere perché gli allievi erano preparati per quel percorso tanto che "tutti hanno superato il tratto senza difficoltà".

Ecco perché istruttori non sono colpevoli

La giudice sottolinea anche come "il tratto di fiume percorso si trovava nei pressi di un centro abitato, sotto una strada di passaggio" e dunque facilmente raggiungibile dai soccorsi. In conclusione per la gup "le conseguenze dei successivi errori compiuti nella liberazione del giovane e, soprattutto, l'improvvida mancata valutazione dei rischi connessi alla prolungata presenza in acqua, non possono essere riferiti agli istruttori".

Anche il tipo di abbigliamento usato dai ragazzi, osserva il giudice, "non può considerarsi, come spiegato dal consulente, contrario a regole di corretta gestione dell'attività che si andava ad affrontare dando atto che, comunque, il ragazzo indossava una giacca d'acqua e pantaloncini corti in neoprene.

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