
"Come faccio ogni anno ho mandato una mia lettera per ricordare quella giornata al comandante della Capitaneria di porto di Genova, al capo dei piloti e ai rimorchiatori. Sono passati 12 anni, otto dei quali passati nelle aule dei tribunali, ma questo non ha limitato l'affetto che avevo per quei ragazzi che sono state vittime di una manovra di una nave".
Assolto dalla Cassazione
A parlare al telefono dalla sua Torre Annunziata è Felicio Angrisano, l'ex comandante della Capitaneria di Porto di Genova in carica il giorno del crollo della Torre Piloti che il 7 maggio del 2013 a causa dell'urto della nave Jolly Nero è crollata uccidendo 9 persone, i lavoratori che stavano operando nella struttura. Per il crollo sono stati condannati anche in Cassazione il comandante della Jolly Nero, il primo ufficiale e il direttore di macchina della stessa nave, mentre gli indagati per la seconda inchiesta aperta sull'ubicazione della Torre, fra cui appunto Angrisano, in Cassazione sono stati tutti assolti.
"Ho passato sette anni difficili"
"Ho passato sette anni difficili - ricorda Angrisano - ma il ricordo di quei ragazzi è ancora vivo, mi sono rimasti nel cuore perchè la ferita è sempre aperta. Domani (oggi Ndr) come faccio ogni anno andrò a dire una messa in suffragio nella mia città, a Torre Annunziata".
Cambiare nome alla strada nel porto
Poi Angrisano dice: "Io non ho condiviso l'intitolazione della strada del porto che va alla Capitaneria alle "Vittime del crollo della Torre piloti". La Torre piloti non è crollata da sola, ma è vittima della Jolly Nero. Ho anche scritto qualche tempo fa all'allora comandante del porto e al Comune che si deve cambiare quell'intitolazione perché con il tempo nessuno andrà a chiedere come è crollata".
Ricorda bene quel tragico 7 maggio 2013 Angrisano: "Era il mio ultimo giorno di lavoro dopo tre anni a capo della Capitaneria di Porto di Genova, il processo mi ha colpito in pieno e mi ha fatto male, ma non tanto perché io pensassi alle mie responsabilità, se ne avessi avute avrei cambiato totalmente la gestione della mia vita. Io sono stato indagato perché c'era "un notorio rischio del crollo della Torre da urto di lato", ma poi l'appello e la Cassazione hanno dato pienamente legittimità alla mia azione, anzi, se un mio provvedimento che io avevo emanato un anno prima fosse stato rispettato quella sera dalla nave non sarebbe successo niente".
La mia ordinanza avrebbe evitato crollo
Si spiega meglio Angrisano: "Io avevo fatto un'ordinanza nel 2012 dove ordinavo ai comandanti delle navi di segnalare immediatamente alla Torre piloti e alla Capitaneria le eventuali avarie e i testimoni hanno detto che se avessero segnalato noi avremmo fermato la nave che non sarebbe partita sino a quando non sarebbero stati fatti gli accertamenti. Lo hanno detto dieci testimoni e questo è stato il provvedimento che è emerso in maniera forte sulla mia attività svolta come comandante del porto"
Giuste condanne per il crollo
"L'inchiesta principale sul crollo ha condannato il comandante della Jolly Nero, il primo ufficiale e il direttore di macchina anche in cassazione e credo che sia stata fatta giustizia - racconta Angrisano - perché è stato dimostrato che la nave aveva delle avarie che ci erano state nascoste. Senno quella nave l'avremmo fermata, l'avremmo fatta mettere in banchina per fare gli accertamenti da parte dell'ente di classifica e solo dopo che gli interventi eseguiti corrispondono ai requisiti di sicurezza la nave sarebbe ripartita, in caso contrario non sarebbe ripartita".
Chiesi di rimanere a Genova sino ai funerali
Angrisano entra nel merito anche dell'inchiesta bis che l'ha coinvolto e nata dalla denuncia di Adele Chiello Tusa, la mamma di una delle vittime, Giuseppe Tusa: "Sulla protezione della Torre certamente non ero io che dovevo proteggerla, come ampiamente dimostrato ma era il proprietario della Torre, io ero ospite, un inquilino. Ma parliamo di quei nove ragazzi che ci hanno lasciato la vita, mi ricordo il giorno dei funerali di stato quando i catafalchi preparati alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano, ce n'era una vuoto perché non erano ancora riusciti a trovare un ragazzo, Iacoviello, io chiesi al ministro di rimanere ancora in carica a Genova per portare a termine questo doloroso evento, quando trovarono l'ultimo corpo, solo dopo i funerali di stato, io andai via da Genova".
Quella telefonata del nostromo
Angrisano ricorda ancora adesso la telefonata del nostromo che lo avvertì del crollo. "Io ero incredulo, non capivo come fosse possibile, io ho anche perdonato chi mi ha cercato di fare del male, chi? Lei lo sa bene, non i giudici, ma i familiari delle vittime, io li ho perdonati perché quello che hanno subito".
Per ultimo Felicio Angrisano garantisce: "Se avessi mai avuto sentore che la Torre poteva essere pericolosa per i lavoratori avrei certamente vietato alle navi di entrare nel porto di Genova".
IL COMMENTO
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