Tre giorni e tre notti in auto, una fuga con l'angoscia nel cuore per lasciare la sua città dell'Ucraina vicino a Leopoli bersagliata dalle bombe e arrivare a Genova, nel quartiere della Foce: la prima famiglia di profughi fuggita dalla guerra è arrivata a Genova la sera di domenica 27 febbraio.
Si tratta di una mamma, Helena, una fisioterapista, con tre figli, il maggiore, Maxim ha 13 anni, Caterina 8 anni, il piccolo, Dennis, invece frequenta l'asilo, il marito invece, un prete ortodosso, dopo avere accompagnato la famiglia sino al confine, è tornato indietro, a combattere per la liberazione del proprio popolo.
La coppia era partita con due auto: poi l'uomo, superato il primo confine all'uscita dall'Ucraina, è tornato indietro, la donna invece ha proseguito con l'altro veicolo, per portare al sicuro i tre figli, bambini come impietriti che hanno sul viso l'angoscia della guerra.

A raccontare dell'arrivo della prima famiglia di profughi a Genova è Alina, la zia di Helena, che vive da decenni a Genova, in una casa di via Trebisonda, alla Foce. "Helena è figlia di mia sorella, la mia casa è grande abbastanza, io posso ospitarla, ma per mantenere la sua famiglia ho bisogno di un lavoro, lo sto cercando, io ho sempre fatto la badante...".
Helena parla ucraino e un po' d'inglese, ma è troppo provata e stanza per farlo, lei che sino a una settimana faceva una vita normale, dopo questo lungo viaggio in auto in giro per l'Europa è stata come catapultata in un altro mondo, "piange sempre, ha bisogno di riposo e tranquillità" spiega ancora la zia Alina, che ha accettato di fare incontrare la nipote con Primocanale solo per permetterle di ringraziare personalmente l'Italia e Genova che si sono subito messe a disposizione per ospitare chi fugge dalla guerra.
Helena davanti alla telecamera pronuncia poche parole, poi scoppia in lacrime.
"Abbiamo bisogno solo di cibo e vestiti - spiega Alina - ma io non riesco a mantenerli da sola perchè sono senza lavoro e ora più che mai ho bisogno di lavorare, io ho sempre fatto la badante...".
IL COMMENTO
Il lavoro al centro della battaglia elettorale, ma Genova non ha bisogno di promesse
Alla politica del futuro di Genova non interessa?