GENOVA - "Dopo l'arresto di Leonardo Bertulazzi bisogna riaprire il caso dell'eccidio delle Brigate Rosse salita Santa Brigida per scoprire chi fece fuoco sul mio padre e su due uomini della sua scorta".
Lo ha chiesto Massimo Coco, figlio di Francesco, il procuratore generale ucciso nel '76 nel centro storico da Genova insieme ai due uomini della scorta, dando mandato al suo legale, l'avvocato Valter Biscotti, di presentare istanza di riapertura del fascicolo dell'agguato partendo dall'interrogatorio, appena sarà estradato, di Leonardo Bertulazzi, ex brigatista arrestato in Argentina e membro del gruppo genovese delle Br che ha contribuito al sequestro di Pietro Costa. Il riscatto di quel rapimento servì per acquistare l'appartamento dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro. In Italia Bertulazzi dovrà scontare 27 anni di reclusione.
"Gli autori materiali dell'agguato in cui è stato ucciso mio padre non sono mai stati identificati. Ancora non si sa chi sparò" ha ribadito Massimo Coco al giornalista di Radio 24 Andrea Ferro durante un'intervista radiofonica.
Francesco Coco era il procuratore generale di Genova: venne ucciso alle 13,38 dell’8 giugno 1976 dalle Brigate Rosse in salita Santa Brigida, nel centro storico, insieme ai suoi uomini della scorta, Giovanni Saponara e Antioco Deiana. Fu il primo omicidio compiuto dalle Br in Italia e da allora iniziò una scia di sangue che sconvolse l’intero Paese.
Lo scorso giugno alla cerimonia per ricordare il padre ai giardini Coco (nelle foto) alla domanda se si sentiva di perdonare gli autori dell'agguato Massimo Coco, violinista e compositore, riferì a Primocanale: "A livello di verità processuale oggi non so chi ancora ha ucciso materialmente mio padre, purtroppo però non c'è spazio, almeno per quel che mi riguarda, per il perdono, non saprei neanche chi perdonare, purtroppo l'omicidio volontario genera condizioni irreversibili genera, una morte è un assassino sono condizioni irreversibili, sono per sempre, ognuno dovrà far capo la propria coscienza".
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