GENOVA - Le motivazioni del tribunale del Riesame, che ha respinto la revoca dei domiciliari per Giovanni Toti, sono "irragionevoli e contradditorie". Ma anche fondate su una visione dell'interrogatorio "pregna di una malcelata considerazione del diritto processuale penale in termini squisitamente inquisitori". Lo scrive il legale di Giovanni Toti Stefano Savi nel suo ricorso in Cassazione.
Nelle oltre 40 pagine il legale spiega perché, a suo dire, i giudici genovesi abbiano sbagliato a considerare ancora persistente il pericolo di reiterazione del reato. Toti, scrive il difensore, "aveva reso un interrogatorio improntato sulla trasparenza e sulla collaborazione il cui contenuto è sostanzialmente ammissivo dei fatti avvenuti". Inoltre "ha mostrato piena consapevolezza delle accuse a suo carico e dichiarato il proprio impegno a non porre più in essere le condotte contestate, ancorché ritenute inizialmente lecite, così da adeguarsi, in attesa del giudizio di merito, alla interpretazione della Procura".
Ma, prosegue Savi, "tutto ciò non è stato considerato sufficiente". Un altro elemento contestato nel ricorso riguarda le intercettazioni. Il fatto "di ritenere gli elementi desumibili dalle intercettazioni come graniticamente certi" denota "l'assenza di una base razionale dell'ordinanza. In realtà le intercettazioni hanno un contenuto interpretabile e, salvi alcuni elementi, non consentono mai di addivenire a un risultato ermeneutico sicuro". Intanto in procura questa settimana finiranno le audizioni dei testimoni. Dopo di che i pm Federico Manotti e Luca Monteverde, insieme all'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e al procuratore capo Nicola Piacente, decideranno se chiedere il giudizio immediato per Toti, l'imprenditore Aldo Spinelli e l'ex presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini.
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