GENOVA-"Non era il budget che doveva adeguarsi alle esigenze di sicurezza, ma erano le esigenze di sicurezza che dovevano adeguarsi al budget."
Sono parole spaventose quelle del pubblico ministero Massimo Terrile, che durante l'udienza preliminare di questa mattina ha illustrato, ancora una volta, i motivi per cui chiederà il rinvio a giudizio dei 59 imputati, oltre che delle società Aspi e Spea, per il crollo del ponte Morandi che nel 2018 spezzò la vita di 43 persone.
Il pm ha discusso degli allora dirigenti del primo tronco di Aspi, quello che si occupa delle tratte autostradali liguri. La filosofia dell'ex Ad Castellucci è chiara, ed è la stessa che seguivano i manager di allora, racconta Terrile insieme al collega Walter Cotugno: sull'infrastruttura più importante di Italia "più che una mano di vernice non è mai stato fatto altro". Stessa filosofia che aveva seguito anche Michele Donferri Mitelli, che il pubblico ministero Terrile ha definito, durante l'ultima udienza preliminare, "l'esecutore materiale della dottrina dell'ex amministratore Giovanni Castellucci." Mitelli aveva infatti dato per morto in uno scambio di poste elettronica con il dirigente del ministero delle Infrastrutture che chiedeva chi fosse l'ingegnere che doveva validare il progetto di retrofitting, i lavori di rinforzo delle pile nove e dieci mai eseguiti.
"Autostrade finse morto chi avrebbe dovuto salvare il Morandi"-LA NOTIZIA
Gli esiti di questa filosofia, ha spiegato il pm erano "budget di 10, 15 mila euro all'anno per le manutenzioni dell'opera più importante di Italia. E chi decideva questa linea a cui tutti si adeguano? Il vertice, l'ex amministratore Giovanni Castellucci". Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza gli allora manager non intervennero per evitare di portati i costi oltre ai limiti e garantire maggiori dividendi ai soci.
Processo Morandi, Diaz: "Autostrade, persone pronte a creare crimini su crimini"-LE DICHIARAZIONI
"Ci stiamo rendendo conto di sempre più elementi impressionanti che ci fanno capire quante persone erano disposte a commettere crimini su crimini, anche con fatti banali". Ha commentato così l'udienza di questa mattina Emmanuel Diaz, fratello di una delle 43 vittime, che intervistato da Primocanale fuori dal Tribunale di Genova ha spiegato lo sconcerto di fronte alle azioni degli ex vertici di Autostrade.
Nelle udienze successive parleranno le parti civili, i difensori dei responsabili civili e infine gli avvocati degli imputati. Secondo l'accusa tutti sapevano che il ponte Morandi era malato ma nessuno fece nulla.
IL COMMENTO
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