Cronaca

L'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren è in carcere per corruzione dal 7 maggio nell'ambito dell'inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti
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GENOVA - Attenuazione della misura cautelare, ovvero poter uscire dal carcere e ottenere gli arresti domiciliari: è questa la richiesta dei legali di Paolo Emilio Signorini, l'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren in carcere per corruzione dal 7 maggio nell'ambito dell'inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti.

Gli avvocati Enrico e Mario Scopesi hanno depositato la richiesta di domiciliari dopo l'interrogatorio di lunedì. Ai pm Luca Monteverde e Federico Manotti aveva detto di avere ricevuto telefonate da Toti per accelerare la pratica del Terminal Rinfuse sostenendo che era però una cosa "normale visto che la pratica era del 2019".

L'ex presidente aveva "riconosciuto la sostanziale inappropriatezza di una frequentazione di quello che ha sempre ritenuto e che ritiene tutt'ora un amico. Col senno di poi ho capito che non era un comportamento adeguato, ma tutto il mio operato è stato fatto nell'interesse del porto e degli operatori portuali", aveva detto durante l'interrogatorio.