GENOVA - Fare pressioni e intercedere per aiutare imprenditori e cittadini può essere in alcuni casi poco opportuno, ma per un amministratore non si configura il reato di corruzione se in cambio non si ricevono benefici.
Fra le pieghe dell'indagine che ha terremotato la Regione Liguria trapela il motivo per cui il sindaco di Genova Bucci non è finito nella lista degli indagati: agli atti risulta che il primo cittadino convinse il giornalista Giorgio Carozzi, l'uomo del Comune all'interno del comitato di gestione del porto, a cambiare idea e votare il rinnovo delle concessioni all'imprenditore Aldo Spinelli, ma a dire degli inquirenti Bucci non risulta mai ottenere benefici per il suo intervento. Bucci ha solo esercitato la volontà che la pratica potesse essere definita in tempi adeguati e con una decisione dal suo punto di vista legittima.
Carozzi nell'interrogatorio svolto in procura avrebbe inoltre smentito pesanti ingerenze da parte del sindaco. Anche se all'indomani dell'interrogatorio era trapela la soddisfazione da parte della procura sul fatto che Carozzi aveva confermato la ricostruzione dei pm.
Il presidente della Regione Giovanni Toti invece è finito nei guai perché i contributi che riceve da Spinelli pur essendo tracciati, in chiaro, in alcuni casi trovano riscontri in pratiche che agevolano il suo benefattore, ed è qui che per i pm si configura il reato di corruzione.
La difesa di Toti però ribatte a questa accusa affermando che lui non aiutava solo chi sovvenzionava la sua politica, come appunto Aldo Spinelli, ma tutti coloro che gli chiedevano una mano. Affermazione ribadita anche nella sua memoria difensiva consegnata ai pm.
La conferma di questo arriva anche dall'avvocato di Toti Stefano Savi: "Abbiamo fornito una lista di nomi di persone che sono state aiutate senza mai chiedere e dare nulla in cambio".
I magistrati titolari delle indagini dopo l'audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia nei prossimi giorni ascolteranno alcuni testimoni, fra cui anche la manager del gruppo Spinelli Ivana Semeraro che nel 2021 espresse a Roberto e Aldo Spinelli perplessità sull'opportunità della donazione al comitato regionale di Toti proprio per rischio che si potesse configurare il reato di corruzione.
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