GENOVA - "Noi abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo eccepito tutta una serie di questioni, io per Soracco e la madre, l'avvocato Roffo per la sua assistita...".
Esordisce così Andrea Vernazza, avvocato del commercialista Marco Soracco e si sua madre, Marisa Bacchioni, 92 anni, ex professoressa dello stesso legale, che poi avverte: "Un avvocato di Cuneo che difende Cecere ha fatto un'eccezione perchè non ha ricevuto determinati avvisi e anche quello è una questione di nullità. Noi abbiamo scritto una memoria di 30 pagine. Volete che dica la mia opinione sull'accusa? Tutta aria, aria così, indagini, persone sentite, risentite che poi si sono corrette. Telefonate che sono intercettate ma che sono parzialmente anonime e che non si riuscivano a ricostruire. Io poi non è una parte che ho fatto specificatamente perché la posizione dei miei è molto semplice. Lui, Soracco, non era interessato a nessuno, voleva bene alla Cella a livello puramente di stima, è tutto un un errore e nessuno ha visto niente. Quella teste che dice che lui doveva essere dentro l'ufficio, che ha assistito passivo. Ma se l'aggressore era veramente una donna, figuriamoci se un uomo non interviene. Soracco non sarà un un pugile ma chiunque interverrebbe in una situazione del genere. Tanto più che nella tesi accusatoria la donna che ha aggredito sarebbe stata una donna non affatto alta, come ha spiegato bene l'avvocato Roffo, perché era bassa e anche esile".
Vernazza poi prosegue: "L'avvocato Roffo infatti ha ironizzato su tutte le identificazioni fotografiche prima fatte e poi rimangiate. Questa è un'inchiesta che ci ha messo le mani in troppi. Ma troppi cuochi rovinano la cucina. È un'inchiesta che va dato atto alla Dotto della sua pervicacia, della sua dedizione e ho espresso il massimo rispetto. Però è un'inchiesta che nasce morta. Questa è la mia opinione dopo 120 mal contati processi in Corte d'Assise in quasi 50 anni di carriera".
Alla domanda sul perché Soracco avrebbe dovuto proteggere Cecere l'avvocato è netto: "Ma che proteggere, non gliene fregava niente. Sono tre visioni, l'hanno visti, sono andati. Può darsi che l'abbia vista una volta in una compagnia di venti 30 persone. Io non so nemmeno, mi hanno invitato a tanti di quei pranzi, se dicono c'era anche l'avvocato Vernazza, sarà anche vero, ma cosa significa? Se avessi avuto un legame affettivo con tutte le persone con cui sono andato a mangiare nei 72 anni di vita, escludendo i primi dieci, che era un bambino, sarei un potenziale assassino".
Vernazza poi conclude così: "Se applichiamo la legge sono ottimista. Poi però sapete, con la giustizia è bene parlare quando in quei processi c'è una delle svolte. Però è un aspetto interlocutorio. Oggi mi sembra che le critiche all'accusa siano state pesanti".
IL COMMENTO
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