Cronaca

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GENOVA - Sono state arrestate due donne accusate di aver truffato decine di cittadini sudamericani fingendosi avvocatesse e proponendo, dietro compenso, pratiche per il riconoscimento della cittadinanza, del tutto false. La Polizia di Stato di Genova, al termine di un'articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, ha eseguito due misure cautelari nei confronti delle donne per i reati di truffa aggravata in concorso.

Nel corso dell’inchiesta la Squadra Mobile ha individuato numerose vittime del raggiro messo in atto dalle due persone denunciate, rispettivamente classe ‘93 e ‘91, le quali, spacciandosi per avvocatesse, ed in alcune circostanze anche per Magistrati, hanno procurato alle “clienti”, la maggior parte di origini sudamericane, in cambio di cospicue somme di denaro, certificazioni attestanti la cittadinanza italiana, che le vittime hanno in seguito scoperto essere fasulle.

L’indagine ha permesso di evidenziare come gli incontri tra le donne ed i “clienti”, per ingenerare negli stessi il convincimento della veridicità della pratica amministrativa, in alcune circostanze avvenivano nei pressi della Prefettura o del Tribunale, ma molto più spesso all’interno di falsi studi professionali riconducibili ad avvocati. In particolare le due donne affittavano apposite location (studi professionali affittabili ad ore), in quartieri genovesi di prestigio, luoghi con reali postazioni di lavoro e addetti alla reception che ricevevano gli ignari clienti e li indirizzavano dagli “avvocati”, che firmavano gli atti rilasciati come avvocati di uno Studio Legale e Tributario Associato.

Le due indagate, per raggiungere i loro scopi, utilizzavano carte intestate a uffici ministeriali e timbri istituzionali falsificati, elementi che, uniti ai finti studi legali, inducevano in errore molte persone, procurando per le due indagate un introito al momento in oltre 70.000 euro.

Nella giornata di oggi, 24 gennaio, nei confronti della più giovane delle predette donne è stata eseguita la  misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre nei confronti della donna del ‘91 quella dell’obbligo di dimora e di presentazione quotidiana alla PG.

Giova infine evidenziare che la fase in cui si sta operando è quella delle indagini preliminari e che l’eventuale responsabilità delle indagate sarà definitivamente accertata solo nel caso dell’emissione di una sentenza irrevocabile di condanna.