REZZOAGLIO -Subito un varco d'emergenza per abitanti e altre necessità con aperture coordinate e compatibili con i lavori di messa in sicurezza del costone, entro domani si spera poi di aprire una corsia protetta da enormi blocchi di cemento.
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Il giorno dopo lo smottamento Rezzoaglio, comune di 700 anime arroccato in val d'Aveto, prova a tornare a vivere e a liberarsi dall'isolamento in cui è caduta dalle 9.30 di lunedì 30 agosto a causa delle intense piogge preannunciate dall'allerta arancione per temporali.
La prima riapertura è una liberazione anche per Santo Stefano, l'altro comune della vallata isolato da quella frana. Uno spiraglio per pedoni e automobilisti riaperto a tempi record soprattutto grazie al grande lavoro dei lavoratori dell'Anas e dei pompieri che con il coordinamento della protezione civile della regione e del comune di Rezzoaglio hanno liberato quasi tutta la montagna di mille metri cubi di terra e alberi che si è schiantata sulla strada 586, l'unica arteria che collega la Liguria a questi paesi e le tantissime frazioni della Valle d'Aveto.
Soddisfatto è il sindaco Marcello Roncoli, spalle robuste e filosofia semplice di chi vive da sempre nei boschi. Lui assicura che la frana non era prevedibile, non ha tradito segni premonitori e il paese adesso si sta rialzando.
Chi farà fatica a rialzarsi è Tiziano Cella, giovane impresario edile che sotto la montagna ha perso tutto, e lo svela con gli gli occhi lucidi, "nella mio garage sepolto dalla terra c'erano tutti i miei attrezzi da lavoro" esemplifica. "Adesso come faccio?" dice alzando lo sguardo alla frana. Cella smentisce poi che quello smottamento non fosse prevedibile: "Un quarto d'ora prima del crollo ero a pulire il tombino sotto il muraglione crollato, quando ho tolto il tappo ha fatto un forte boato, innaturale, preoccupante...poi io sono andato a fare un lavoro ed è venuto giù tutto, potevo esserci anche io lì sotto" accusa senza più voglia di parlare. "Il paese mi è vicino? Sì, lo so, mi chiamano tutti, ora...".
Fra i danneggiati dalla frana anche Luigi Cerri, la moglie Silvia Ramponi e le loro due figlie, Marta e Rosanna, due postine del paese che hanno perso la loro auto sotto lo smottamento.
"La frana si è appoggiata alla nostra casa e per questo siamo stati costretti a passare la notte in quell'abitazione che abbiamo in affitto proprio lì - dice indicando un appartamento di una palazzina poco lontano - ma per noi questa casa è scomoda perchè mia moglie ha difficoltà a fare le scale, questa abitazione invece - aggiunge osservando la casa indipendente minacciata dallo smottamento - è più comoda perchè è al pianterreno e ora speriamo di tornarci presto" aggiunge ansimando e poi conclude: "L'importante è che siamo ancora vivi, mia moglie era qui, ha sentito unn boato, ha avuto paura".
Al suo fianco i tecnici di Anas non si fermano mai e disciplinano con rigore il passaggio selezionato degli abitanti nel varco aperto sotto la frana, coordinandosi con i tecnici al lavoro sulla ruspa e sul cestello del lungo braccio dell'elevatore che proseguono il taglio di rami e alberi ancora in bilico, mentre i camion continuano a fare la spola per rimuovere i detriti della frana.
IL COMMENTO
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