GENOVA -"Ho incontrato Delfino nel carcere della Spezia per prepararlo al suo arrivo nella Rems...".
A parlare è Paolo Rossi, il direttore sanitario della struttura di Pra' dove a fine mese sarà trasferito Luca Delfino dopo avere scontato la pena per l'omicidio di Antonella Multari, lo psichiatra come da prassi quando sta per arrivare un nuovo ospite si reca a conoscerlo nella struttura dove si trova. Così ha fatto anche con Delfino, recandosi nel carcere della Spezia dove il detenuto sta finendo di scontare la pena di 16 anni e 8 mesi che gli è stata inflitta a Sanremo per l'uccisione della sua ex Antonella Multari.
"Per noi si tratta di un paziente come un altro, il caso Delfino è soprattutto un caso mediatico, da un punto di vista psicopatologico non è per noi una novità, comporteremo con lui come ci comportiamo con gli altri internati. Sono andato a trovare Delfino in carcere, si è trattato di un incontro conoscitivo, gli abbiamo spiegato cosa è la Rems, mi è sembrato un paziente come un altro, lui mi ha dato l'impressione di essere felice di terminare il suo percorso di carcerazione, sa che nella Rems avrà una situazione meno afflittiva rispetto a una detenzione, mi ha dato l'impressione che lui è consapevole di potere incontrare l'anziano genitore che ha problemi di deambulazione e che nel carcere della Spezia ha visto poco".
Alla domanda se Delfino ha fatto delle richieste Paolo Rossi risponde così: "No, siamo stati noi a spiegare come si vive in una Rems, che hanno una stanza doppia o singola, dove non si possono usare i social o altri strumenti che possano portare a comunicare con l'esterno, possono avere una televisione in stanza, gli abbiamo spiegato che non si può avere un fornelletto come in carcere che ci sono mense e si mangia tutti insieme. Mi è sembrato contento come può esserlo un paziente che passa da un carcere ad una struttura dove può essere curato. Di solito è così anche se ci sono stati casi di pazienti che hanno richiesto di tornare in carcere" aggiunge con un sorriso lo psichiatra.
Il medico poi spiega che persone che hanno commesso omicidi o altri gravi reati come Delfino lì sono la norma: "La durata della vita del paziente Luca Delfino nella Rems sarà decisa dal magistrato di sorveglianza, noi abbiamo solo il compito di curare, tutti gli ospiti dopo questa cura possono finire in una comunità terapeutica, noi siamo aperti da sette anni e abbiamo alcuni ospiti che sono qui da quel giorno e che probabilmente ci staranno ancora degli anni perché sono valutati non in grado di compiere un percorso diverso".
Nella Rems di Pra' di ci sono venti ospiti fra cui una donna che però è in dimissione e probabilmente non sarà più lì quando arriverà Delfino, fra sette giorni. "Ci sono ospiti di tutti i tipi, probabilmente Delfino non è abituato a relazionarsi con persone psichiatriche, sarà nostro compito fargli comprendere cosa è una Rems ed aiutarlo in caso di difficoltà".
Il direttore sanitario parla anche dell'evasione di un ospite avvenuta la scorsa notte: "Il termine tecnico è allontanamento, ma è stato l'unico avvenuto nel 2023, e questo dopo un picco di allontanamenti avvenuti l'anno scorso, questo grazie a una serie di accorgimenti adottati dalla struttura per evitare incidenti di questo tipo: da recinzioni più adeguate a vigilantes non armati ma molto prestanti fisicamente e professionalmente preparati. Quello di ieri sera non è stato un allontanamento causato da uno scompenso psicopatologico, ed è questo l'elemento l'eventuale rischio che possono correre i vicini, se scappa una persona in preda un raptus potrebbe essere un pericolo, ma è difficile che pazienti di quel tipo possano scappare, come quello di ieri chi fugge lo fa in un momento di grande lucidità. Come ha fatto? Si è allontanato con il pretesto di bere un bicchiere d'acqua, poi è scappato nel giardino e poi con una rapidità incredibile ha scavalcato la recinzione e si è allontanato lungo la strada anche riuscendo a prendere un bus, noi lo abbiamo seguito per un certo punto, ora sappiamo che si trova fuori Genova dove vive la famiglia".
Per ultimo Rossi sottolinea che nelle Rems le persone vengono curate e non detenute: "Le Rems sono un atto di civiltà".
IL COMMENTO
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