SANREMO - "Non ricordo nulla, sono vecchio e ho due bypass al cuore. Non ricordo nulla, nel frattempo mi sono rifatto una famiglia". Sono le parole che Salvatore Aldobrandi, conosciuto come Samuele e accusato dell'omicidio di Sargonia Dankha avrebbe detto al suo avvocato, Andrea Rovere proprio questa mattina durante il loro primo incontro.
"Il mio cliente è, come si vuol dire, annebbiato. Non ricorda anche perché è un'indagine fatta di dettagli: è quindi concepibile che non si ricordi, per esempio, come era vestito quel giorno di oltre 20 anni fa", ha raccontato l'avvocato.
Sarà domani l'interrogatorio di garanzia di Samuele, che dal 1996 vive a Sanremo sotto falso nome dopo essersi trasferito dalla Svezia, dove era stato incarcerato per un anno per l'omicidio di Sargonia, 21enne irachena naturalizzata svedese con cui aveva una relazione.
L'avvocato Andrea Rovere, nominato da Aldobrandi, prima d'ora non conosceva il cuoco di origini calabresi. Questa mattina è entrato nel carcere di Sanremo poco prima delle nove per il primo incontro.
Aldobrandi, quando sabato mattina ha ricevuto la 'visita' degli uomini della polizia giudiziaria che gli annunciavano l'imminente arresto e il trasporto nella carcere di Sanremo, Aldobrandi ha detto: "Me lo aspettavo, ma sono innocente".
L'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Massimiliano Botti è atteso nella tarda mattinata di domani nel tribunale di Imperia, anche se non si esclude che si possa svolgere direttamente nella carcere sanremese vista l'età avanzata dell'accusato e il fatto che l'uomo sembri molto provato psicologicamente.
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Un cold case che risale al 1995, quando il 13 novembre Sargonia scompare. I sospetti sono subito su un italiano, Salvatore Aldobrandi, ai tempi 45enne con una pizzeria nella piccola cittadina di Linkoping, dove abitava anche Sargonia con la quale Aldobrandi aveva una relazione altalenante.
Aldobrandi, che dal giorno in cui mise piede nel '96 sul suolo italiano si fa chiamare Samuele, era stato incarcerato per l'omicidio dopo che nella sua auto e nel suo appartamento erano stati ritrovati capelli e tracce di sangue riconducibili a Sargonia Dhanka.
Dopo diversi mesi nella carcere svedese però era stato rilasciato in quanto il cadavere della giovane donna non era ancora stato ritrovato. A ridare la libertà al pizzaiolo un piccolo cavillo della giurisprudenza svedese, secondo la quale non si può riconoscere la responsabilità penale di un presunto omicida senza cadavere.
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L'uomo ha quindi lasciato il paese per tornare in Italia lasciando indietro due figli. Tornato in Italia ha deciso di non andare in Calabria, sua terra natia, ma cambiare vita nella Città dei Fiori dove fino a venerdì lavorava alla veneranda età di 77 anni.
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