Cronaca

Lo ha ribadito in aula l'ingegnere strutturista Mancini di Spea. In aula per la prima volta le registrazioni, quasi incomprensibili, effettuate alle riunioni nell'ufficio di Donferri Mitelli dall'imputato Vezil di Spea
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GENOVA - Il viadotto Morandi non è mai stato sottoposto alla verifica sismica obbligatoria dal 2003 in seguito al terremoto in Molise.
Lo sostengono gli inquirenti titolari delle indagini sul tragico crollo del 2018 costato la vita a 43 persone ed è stato ribadito in aula dal teste dell'accusa Simone Mancini, ingegnere strutturista fra il 2008 e il 2021 al servizio dell'Ufficio Manutenzioni e rischi sismici di Spea con l'incarico di mappare i viadotti e cavalcavia.

Colpa anche di Autostrade per l'Italia che non fornì i dati necessari per approfondire l'esame del Morandi e che dopo provò ad aggirare l'ostacolo incaricando della verifica un'altra società, la Edin del consulente Fabio Brancaleoni, docente alla Sapienza. Era il 2015. Neanche lui, però, come ha riferito in aula nelle scorse udienze, dopo un anno di lavoro riuscì a portare a termine il lavoro. La sua colpa? Avere segnalato ad Aspi il gravissimo degrado del Morandi, che per questo doveva essere chiuso, il tutto a due anni dal crollo. Brancaleoni aveva suggerito ad Aspi di seguire il consiglio di Cesi e fare un monitoraggio dinamico degli stralli e di fare le ispezioni ravvicinate ogni anno anziché due: venne subito messo alla porta da Autostrade.

Tornando ai controlli sismici oggi l'ingegnere di Spea Mancini ha ribadito che la finalità dei controlli "era creare una lista di coifficienti per individuare le priorità di ponti e viadotti su cui intervenire non era una verifica approfondita, ma un'analisi che individuava le carenze, la scaletta delle priorità delle opere" Insomma solo una mappatura e non una reale verifica sismica nonostante il Morandi fosse un'opera fondamentale e strategica per la viabilità anche in caso di eventi tellurici nel nord Italia.

Mancini nel corso dell'udienza, visto che vi aveva preso parte alle riunioni, ha cercato anche di riconoscere le voci registrate di nascoste in alcuni incontri di lavoro svolti nell'ufficio dell'architetto di Aspi Donferri Mitelli, uno degli imputati più importanti, da un altro imputato, il genovese Marco Vezil, di Spea: e per la prima volta in aula sono state diffuse alcune di quella registrazioni scovate dalla guardia di finanza e di qualità molto scadenti.

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