Cronaca

Giornalista e scrittore da 50 anni, è stato anche docente di Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico all’Università di Genova
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No. Questo non è un semplice triste dovere di collega. No. Questo è il ricordo affettuoso, fraterno, di un grande amico che se ne va in una notte di giugno. Una di quelle notti in cui quarant’anni fa, tiravamo tardi, a sproloquiare di giornali, “buchi” dati e presi, retroscena politici, teatro e musica e cabaret, ai tavoli del Cantinone o dell’Europa di Galleria Mazzini aspettando l’uscita dei giornali. Ciao Mario. Ciao Mario Bottaro che ci hai lasciato con il tuo solito stile. Silenzioso, apparentemente cupo o scontroso, in realtà ironico e spiritoso, acuto e intelligente, con una penna splendida tra le dita. E con le regole non scritte dell’amicizia ben salde. Anche se non ci vedevamo da anni, da troppi anni, ognuno con i suoi problemi e le sue scelte. Che rimpianto Mario…

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Ci siamo conosciuti quando lui cominciava a frequentare le rotative del Decimonono ai primi anni Settanta e io facevo lo stesso nella antica redazione e tipografia del Lavoro, in salita Di Negro. Ci vedevamo in giro, in consiglio comunale a spiare i vecchi colleghi cronisti, noi col vizio della notizia e dell’inchiostro. In giro dietro le quinte di Palazzo Tursi quando c’era Cerofolini a fare il sindaco o a fare la spola tra  salita San Leonardo, regno dei comunisti d’antan e piazza Posta Vecchia dove si agitavano i socialisti.

Ci vedevamo all’Instabile di via Trebisonda a tifare per un certo Grillo e per Antonio Ricci o a perderci ascoltando Milly che cantava le storie scritte dai poeti, o al bar Palestro a ascoltare le lezioni spassose di cinema e poesia di Tullio Cicciarelli, mentre alla colonna sonora ci pensava il maestro Colombi che aveva toccato la tastiera del pianoforte in navigazione sulla “Cristoforo Colombo”. Ci siamo ritrovati insieme al Secolo XIX nel 1978, perché Mario mi aveva sponsorizzato col direttore Michele Tito. Mario era la punta di diamante della cronaca politica di Genova, perché la politica sapeva raccontarla in modo chiaro e non retorico.

Detestava tutto quello che era retorica, deja vu, banalità. La politica che usciva dalla sua penna (sì, ribadisco, dalla sua penna!) era racconto, ritratto, “giallo”, romanzo con i politici che diventavano personaggi di questa strana commedia che avremmo seguito fianco a fianco per decenni. In cronaca nello stanzone open space di via Varese guidati da direttori come Tito, Anselmi, Giglio, Rognoni, Sconcerti e Di Rosa, a tentare di “rubare il mestiere” ai vecchi inviati storici come Roberto Badino e Renatino Pasquario. Insieme dietro le ripetute sorprese tragiche delle Brigate Rosse, a raccontare una città che cambiava davvero grazie a Renzo Piano, senza mai abbandonare la passione per il teatro che era una prerogativa di Mario. Tanto da farci scrivere insieme due libroni sulla storia dello Stabile di Ivo Chiesa.

Dall'archivio storico di Primocanale: Mario Bottaro intervista Victor Uckmar - RIVEDILA QUI

Un buon motivo per uscire dalla redazione e proseguire a scrivere a casa. Mario Bottaro è stato un grande inviato speciale, quando seguì il terremoto in Irpinia nel 1980 e quando raccontò, tra Genova e Roma, le vicende politiche che segneranno la fine del grandi partiti, senza mai dimenticare di osservare tutto quello che accadeva nella Capitale, con l’occhio genovese. Infine la vicedirezione e un nuovo impulso dato all’importanza della cronaca locale in un giornale sempre di più nazionale per qualità, firme e idee. Mi lascerà il suo posto per andare a provare una nuova esperienza di imprenditore della comunicazione, di docente di Giornalismo all’Università, di studioso attento dei nuovi media. Ma anche di televisione, perché la sua professionalità e soprattutto lo stile asciutto e puntuale di intervistatore, lo porterà proprio qui, a Primocanale, poco dopo che Maurizio Rossi aveva lanciato la sua televisione facendola salire negli anni Novanta all’ultimo piano del grattacielo di Piacentini. Poi ci siamo incontrati troppo poco, ma la vita gioca questi scherzi perché ti prende e ti sballotta. Addio Mario, amico mio, bravo collega, corretto, onesto, sincero. Non dovevi proprio darmi oggi questa brutta notizia.

Dall'archivio storico di Primocanale - Mario Bottaro intervista Jack Clerici - RIVEDILA QUI