GENOVA - Alberto Scagni, l'uomo che il primo maggio di un anno fa ha ucciso la sorella Alice a coltellate, è di nuovo senza difensori. I legali Simone Queirolo Cometti e la collega Michela Beatini hanno dismesso oggi il mandato "per difficoltà nella gestione del processo" e divergenze con l'assistito. Nelle scorse settimane anche il vecchio collegio difensivo, gli avvocati Maurizio e Guido Mascia ed Elisa Brigandì, avevano rinunciato all'incarico.
Adesso dovrà essere nominato un difensore d'ufficio visto che il processo inizierà il 9 giugno. "Abbiamo deciso di dismettere il mandato - conferma Queirolo Cometti - perché non siamo riusciti ad avere una linea comune con il nostro assistito. E non sarebbe stato corretto proseguire".
Scagni, secondo il perito del giudice per le indagini preliminari, è semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio. Per il consulente dei familiari, assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo, sarebbe totalmente incapace, mentre per la procura darebbe perfettamente capace.
Il pubblico ministero Paola Crispo ha contestato l'omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalla premeditazione: circostanze che impediscono di accedere ai riti alternativi e che potrebbero portare all'ergastolo. Il pubblico ministero dopo l'omicidio aveva aperto un secondo fascicolo sulle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari: sono stati indagati due agenti e una dottoressa. Nelle scorse settimane la procura ha chiesto una proroga di indagini per sentire i vicini di casa della nonna dei due fratelli e gli agenti che intervennero il giorno prima dell'omicidio perché Alberto aveva incendiato la porta dell'anziana. Oltre alle omissioni ai tre è contestata anche la morte come conseguenza di altro reato: se fossero intervenuti, secondo i genitori dei due, avrebbero potuto salvare Alice.
Scagni da settimane continuava ad accusare i vicini di casa che, secondo lui, avrebbero messo in atto una vera e propria campagna di persecuzione nei suoi confronti. E anche per questo i suoi nuovi legali hanno deciso di non difenderlo più. Intanto l'uomo ha anche inviato alla madre una lettera delirante nella quale scrive "cara mamma" e poi ripete ossessivamente due parole "solletico" e "pallavolo".
"Vogliamo continuare a far finta che Alberto sia capace di intendere e volere - dice l'avvocato dei genitori Anselmo - e mettere in piedi un processo per una persona nelle sue condizioni psichiche? Comprendo la difficoltà dei colleghi, nell'avere un rapporto fiduciario con un cliente che ha i disturbi di Alberto Scagni. Li chiamerò tutti come testimoni nel processo proprio per questo". Quella mandata alla mamma è "una lettera - conclude il legale - che mette in evidenza quello che stiamo sostenendo da sempre e cioè che non è in grado di intendere e volere".
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