GENOVA - "Autostrade poteva evitare la tragedia perchè un anno prima del crollo segnalammo anomalie sulla pila 9 indicando come approfondirle, ma non fece nulla".
Lo ha detto in udienza al processo per la tragedia di Ponte Morandi il docente del Politecnico di Milano Carmelo Gentile, ex consulente di Autostrade e uno dei testi più attesi, che ha ribadito quanto aveva riferito agli inquirenti dopo il crollo, che ha poi ribadito quanto riferito agli inquirenti dopo la strage:
"Il 14 agosto (giorno della tragedia ndr) 2018 ricevetti una telefonata da Delzio, responsabile delle relazioni esterne di Autostrade per l'Italia in cui mi chiedeva se volevo rilasciare una intervista dove dichiaravo che il ponte era stato sottoposto a esami diagnostici. Io gli dissi che gli avrei risposto successivamente.
Il giorno dopo, il 15 agosto, il dirigente di Autostrade Donferri Mitelli (uno dei principiali imputati ndr) mi contattò telefonicamente ribadendomi se ero disposto a rilasciare un'intervista sulle prove che avevo effettuato sul ponte, risposi che se mi avessero intervisto non potevo non dire che nella mia relazione erano state segnalate anomalie proprio sulla pila crollata, ed inviai un sms a Delzio in cui gli dicevo che non ero disponibile a rilasciare interviste".
Docente al Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, la testimonianza di Gentile in aula, incalzato del pm Walter Cotugno, che gli ha chiesto come deve comportarsi un'opera di ingegneria civile sottoposta a carichi, è partita da lontano e a molti è sembrata una didascalica lezione di ingegneria e di fisica.
Il pm gli ha anche chiesto un parere sulle conclusioni della commissione ministeriale avviata dopo la tragedia con che ha rilevato un anomalia sull'impalcato del Morandi rilevando coefficienti che segnalavano un grado di pericolosità.
"Io - ha spiegato Gentile - venni contattato verso fine maggio dal 2017 dall'ingegner Ferretti di Spea che si qualificò dicendo che era stato mio allievo e mi disse che avevano problemi di indagini dinamiche sul ponte e chiese e se ero disponibile a verificare, volevano validare. Poi mi hanno chiamato Giacobbi e De Angelis, di Spea (entrambi imputati ndr) ci interrompemmo nelle vacanze, e poi in ottobre si fece l'attività. Noi effettuammo indagini sul campo nelle notti del 12 e 13 ottobre del 2017, poi relazioni la presentammo il 25 ottobre e l'altra dopo. Il nostro progetto preliminare di un monitoraggio doveva funzionare in modo diverso sia prima che dopo l'intervento di posizionamento. Sì, visionai il rapporto di Cesi, condotto con tanti sensori verticali e orizzontali, troppi per cui risultati non erano chiarissimi ma non ricordo si evidenziassero criticità. La distribuzione dei sensori consentiva di capire cosa accadeva sugli stralli e sugli impalcati, ma dovemmo lavorare in quattro notti di più non potevamo fare".
I report di questi lavori, prosegue Gentile, sono diversi perchè ci furono correzioni. Rilevammo qualcosa di non simmetrico, lo strallo è un elemento lungo e flessibile, trovammo delle deformazioni anomale negli stralli. "Per capire anomalie bisognava andare sugli stralli e vedere se c'erano delle fessurazioni nel calcestruzzo". E qui Gentile parte da lontano: "Sopra i cavi è stata messa trave in calcestruzzo, poi le iniezioni di calcestruzzo, che reagisce ai carichi, se abbiamo corrosione dei cavi secondari c'è una fessurazione prima della rottura - precisa il docente rispondendo al pm - è evidente che le fessurazioni si devono creare. Quanto prima si possono creare? Non ho la sfera".
Gentile ha confermato "che le indagini sulle pile si dovevano fare per capire cosa stava succedendo e decifrare meglio anomalia e capire il grado di gravità". Se ho mai avuto dei verbali di ispezioni sui cavi in cui evidenziava la rottura dei cavi? No, a memoria non ricordo di report".
Il docente va ancora indietro nel tempo: "Nell'ottobre del 2017 anticipai la sintesi delle risultanze delle nostre verifiche al dottor De Angelis - aggiunge Gentile - una relazione in cui si evidenziavano più anomalie in seguito alle sollecitazioni nella pila 9 che nella 10. Gli stralli lato sud, gli dissi, hanno forma poco rassicurante e consigliai ispezioni più accurate".
"Quando seppi del crollo del ponte ero in vacanza con mia moglie e rimasi per un'ora senza parlare - ha spiegato Gentile prima di svelare della telefonata ricevuta da Donferri - perchè a quel ponte era legato la mia carriera, in più avevo problemi di coscienza perchè qualche anomalia era stata segnalata, e poi la perdita di 43 vite ti colpisce. Ne parlai anche con mio fratello, poi un paio di giorno due giorni dopo mi chiamò il dirigente di Autostrade Donferri, che mi chiese di rilasciare alcune dichiarazioni...".
Gentile dice anche che dopo la tragedia ricevette un messaggio dell'ingegnere Canali, direttore dei lavori sul Duomo di Milano, in cui diceva: "Sospetto che una più attenta analisi di Spea e Aspi avrebbe potuto evitare un disastro..".
"Io risposi che ci avevo lavorato e questo disastro si poteva evitare se Spea e Aspi avessero fatto quanto io avevo detto nel 2017, anche il sistema di monitoraggio non è stato messo in opera. E io - ha ribadito Gentile a una domanda del pm Cotugno - la penso ancora così, quel disastro si poteva evitare".
IL COMMENTO
Cuocolo, la dimostrazione che a Genova i "giovani" possono fare bene
Il senso civico di Besi