GENOVA -La procura di Genova ha chiesto la proroga delle indagini sulle presunte omissioni della polizia e della dottoressa della Salute mentale nel fascicolo bis nato dopo l'omicidio di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto lo scorso primo maggio dopo che era uscita da casa nel quartiere di Quinto.
In questo secondo filone sono indagati due agenti e la dottoressa accusati, a vario titolo, di omessa denuncia, omissione d'atto d'ufficio e morte come conseguenza di altro reato. Quest'ultimo era stato già ipotizzato dai genitori dei due in un esposto che avevano depositato a settembre, tramite l'avvocato Fabio Anselmo.
La richiesta di proroga è necessaria, scrive il sostituto procuratore Paola Crispo, per svolgere ulteriori indagini utili alla "ricostruzione della dinamica dell'intervento attraverso l'assunzione di ulteriori testimoni". In particolare la pm vuole sentire il "personale delle pattuglie intervenute in occasioni precedenti all'omicidio di Alice Scagni" e i "vicini di casa di Ludovica Albera", la nonna di Alice e Alberto.
Per i genitori non si trattò solo di omissioni ma di comportamenti gravissimi da cui derivò la morte di Alice. Secondo i familiari sarebbero stati sottovalutati gli allarmi e le richieste di aiuto: se fossero stati ascoltati e se si fosse intervenuti, Alice si sarebbe salvata. Scagni (difeso dagli avvocati Maurizio e Guido Mascia ed Elisa Brigandì) aveva ucciso la sorella, madre di un bimbo di un anno e 4 mesi, perché voleva più soldi dalla famiglia.
Nella denuncia, i genitori ripercorrono l'escalation di violenza prima dell'omicidio: dai pugni contro la casa della nonna in piena notte fino al tentato incendio della porta dell'anziana e la telefonata di minacce fatta ai genitori sette ore prima dell'omicidio. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Alberto: è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. L'udienza preliminare è prevista per il 4 aprile davanti al giudice Matteo Buffoni.
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