GENOVA - "Penso che il nostro silenzio sia durato troppo. Ad oggi quello che posso dirvi è che continuo a chiedermi perché stia succedendo tutto questo. Soffro per tutto quello che sento, che leggo e per tutte quelle persone che ne fanno parte e sono coinvolte in questa vicenda. Fino a qualche settimana fa l'unico scopo era indossare la maglietta più bella del mondo, ora sto rinunciando ad un sogno di un bambino. Anche se avrei diritto di giocare purtroppo questa vicenda non è solamente in tribunale ma soprattutto mediatica. Oggi non porteremo ipotesi ma prove che non sono state guardate e se ne occuperà il mio avvocato Gabriele Bordoni".
Così il giocatore del Genoa Manolo Portanova, condannato in primo grado a sei anni con rito abbreviato con l'accusa di stupro di gruppo ha aperto la conferenza stampa organizzata dall'avvocato Bordoni per spiegare la propria versione su quanto accaduto. Presenti in sala anche alcune donne, tifose del Genoa e anche di Portanova, venute per capire di persona la situazione ma che alla fine dell'incontro trovano il tempo anche per un selfie, assai inopportuno.
L'avvocato ha deciso di parlare in pubblico perchè nella motivazione della sentenza non si fa mai cenno alle tesi della difesa.
La linea difensiva di Portanova punta fra l'altro sul fatto che la ragazza vittima delle violenze avrebbe inviato messaggi a un'amica in cui si rammaricava del fatto di non avere esplicitato il suo diniego al rapporto sessuale con i quattro ragazzi, l'accusa invece ha sostenuto che la ragazza ha sempre espresso il suo non assenso. In un altro messaggio, il primo di quella notte, la ragazza ammetterebbe di avere preso parte a un'orgia senza fare riferimento alle violenze. Non solo fra i messaggi della giovane di alcuni giorni prima anche uno in cui dice che non ha cancellato il messaggio e le foto che la riprendono con il batterista Elthan Torchia dei Maneskin "cosi lo posso ricattare". "Le stesse tipo foto molto private che ha presentato per accusare Manolo" dice l'avvoacato. Insomma indizi importanti per capire il quadro della difesa, sostiene l'avvocato Bordoni, ma di cui nella sentenza non si fa cenno.
Non solo: l'avvocato Bordoni, sottolineato un altro fatto assai strano, il racconto della ragazza non è altro che un copia incolla da Internet della versione scritta da una studentessa americana vittima di una violenza di gruppo negli Stati Uniti nel 2015: "Quando ho letto la sua versione mi appariva strana, per i termini usati, poco consoni alla ragazza, così ho chiesto a mio giovane collaboratore dello studio di fare due ricerche su Internet, ed è salto fuori questo assurdo copia incolla. Ci chiediamo perchè una ragazza vittima di uno reato così traumatico come uno stupro di gruppo per descrivere la sua traumatica esperienza abbia avuto bisogno di copiare il racconto di un altra ragazza, una domanda a cui non troviamo una risposta e che pone molti punti interrogativi. E anche di questo nella sentenza non si parla".
Alla conferenza ha parlato anche il papà di Manolo, Daniele Portanova, ex calciatore di Genoa, Napoli, Bologna e Siena: "Il nostro silenzio sino ad oggi ha difeso anche la ragazza e lo dico da padre, Perché con mia moglie abbiamo educato nostro figlio in un certo modo e con dei valori e se veramente avesse fatto le cose di cui è accusato e per le quali è stato condannato mi sarei fatto giustizia io da solo con la stessa grinta con cui lo sto difendendo".
"Siamo qui solo per ribadire che mio figlio sta soffrendo per non poter giocare e questa è l'unica cosa che gli interessa. Vorrei anzi ringraziare il club, che sta lottando per salire in A, che gli è stato vicino e che lo sta aspettando e gli ha sempre creduto. Capisco però anche la loro situazione per quanto accaduto dopo la condanna e mi metto nei loro panni per il finimondo mediatico che ne è seguito. Perché Manolo anche se è solo al primo grado di giudizio è già stato condannato a livello mediatico come uno stupratore. Ma la gente deve sapere come sono andate le cose", ha concluso Daniele Portanova.
Il giudice del tribunale di Siena Ilaria Cornetti nelle motivazioni della sentenza di condanna del calciatore dice che la vittima non ha mai dato consenso al rapporto sessuale ed è stata costretta a subire un incubo di 40 minuti e trattata come un oggetto.
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