Cronaca

Al via la richiesta delle parti con la presentazione delle liste dei testimoni. Fra i testi della procura due ex ministri, Di Pietro e Del Rio, e l'attuale ad di Aspi Tomasi
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GENOVA -Oggi al processo Morandi è il giorno in cui tutti i giocatori al tavolo sveleranno le proprie carte. Prima i due pubblici ministeri, poi le parti civili e quindi gli imputati presenteranno i testimoni.
 
Inizierà alle 10il processo dei processi per la tragedia del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone e per cui alla sbarra ci sono 59 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia, Spea (Società Progettazioni Edili Autostradali, la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere pubbliche.



Autostrada e Spea hanno patteggiato ammettendo le proprie colpe e uscendo dal processo con un risarcimento di circa 30 milioni di euro.
Secondo l'accusa tutti sapevano delle condizioni di Ponte Morandi ma nessuno fece nulla seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci.

Oggi davanti al collegio giudicante composto dal presidente Paolo Lepri e da Fulvio Polidori e Ferdinando Baldini, sarà il giorno della presentazione delle parti: i due pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, le circa 200 parti civili e gli avvocati dei 59 imputati scopriranno le carte presentando i testimoni, i periti e altri documenti che serviranno per il dibattimento. Liste che dovranno essere poi accettate dal collegio giudicante che prima di esprimersi chiederà una pausa di alcuni giorni. Da lì sarà stilato il calendario degli interrogatori.

Nell'ultima udienza i giudici avevano respinto tutte le eccezioni sollevate dagli avvocati degli imputati per il disastro. I legali avevano chiesto l'annullamento dei due incidenti probatori, quelli relativi allo stato del viadotto e alle cause, e di tutti gli atti successivi alla chiusura delle indagini, le loro richieste fossero state accolte si sarebbe rischiato di ricominciare il processo quasi da zero. Comprensibile così la soddisfazione dei familiari delle vittime nella tensostruttura posta nell'atrio del tribunale alla notizia della decisione letta dal giudice Lepri.

Nelle scorse udienza i giudici avevano anche dato una cospicua sforbiciata alle parti civili che avevano chiesto di fare parte del processo ammettendone 220 ma escludendone oltre 500.

Fra le parti accettate anche il Comitato dei familiari delle vittime assistito dall'avvocato Raffaele Caruso e rappresentato da Egle Posseri che stamane sarà presente all'udienza.

Fra i testimoni della lunga lista presentata dalla procura il più importante è l’attuale amministratore delegato di Autostrade Roberto Tomasi, che al al numero 103 di un elenco di 178 persone, e sarà chiamato a deporre sulla gestione di Aspi nel periodo precedente il crollo del 14 agosto 2018, quando Tomasi era direttore generale: per i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno Tomasi dovrà testimoniare contro il suo predecessore alla guida della società Giovanni Castellucci e dei suoi vice Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, i più importanti tra i 59 imputati.
Oltre a Tomasi, la Procura ha citato anche Gianni Mion, ex presidente di Edizione, la holding dei Benetton che raggruppa le partecipazioni della famiglia veneta (comprese quelle, ora cedute, in Atlantia e quindi in Aspi).

Nelle sommarie informazioni rese ai pm in fase di indagine, Mion ha rivelato che i vertici di Aspi, Castellucci compreso, erano a conoscenza del difetto costruttivo del viadotto (nella loro tesi invece “occulto”), ma nonostante ciò sceglievano di “autocertificare” le condizioni di sicurezza della struttura. E nelle intercettazioni dell’indagine parallela sulle barriere fonoassorbenti lo si ascolta dare giudizi sferzanti sui Benetton (definiti “inetti”) e sulla loro politica di manutenzioni al risparmio per aumentare gli utili. Ora dovrà testimoniare proprio sui “suoi rapporti con Castellucci e la famiglia Benetton”, oltre che su “ogni dichiarazione resa in indagini”

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