Cronaca

L'avvocato Cesareo di Assoutenti: "Il blocco potrebbe interessare i beni intestati nel giorno della tragedia"
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GENOVA -"Abbiamo deciso di creare un coordinamento fra tutte le parti civili ammesse al processo per valutare insieme le strategie migliori per agevolare le ragioni dei nostri clienti, fra queste anche l'ipotesi del sequestro dei beni degli imputati a giudizio per il crollo"

A parlare è Luca Cesareo, avvocato di Assoutenti, che insieme ad altri legali delle 200 parti civili ammesse al processo sulla tragedia di Ponte Morandi, ha preso parte ad un incontro svoltosi oggi nella sede dell'Ordine degli Avvocati di Genova.

"E' ancora presto per stabilire quale tipo di sequestro proporremo visto che anche le parti civili sono una parte del processo e devono a loro volta capire come agire e la strategia anche  dal punto di vista economico"



Fra le ipotesi quella di bloccare i beni intestati agli imputati alla data della tragedia?

"Noi non abbiamo ancora fatto studi sui beni degli imputati, ma è chiaro che se qualcuno avesse venduto poco prima del processo ci sarebbe questo rischio - spiega Cesareo - ma questa per ora è solo una ipotesi teorica, oggi è la prima riunione, ne stiamo parlando con l'obiettivo di trovare delle soluzioni concrete per le parti coinvolte e danneggiate, sia da parte delle vittime che da parte dei cittadini residenti e imprese ammesse fra le parti civili"

Sintetizziamo chi sono i soggetti ammessi fra le 200 parti civili ammesse...

"Familiari delle vittime, dalla signora Possetti al signor Diaz, ci sono poi imprese anche abbastanza rilevanti come il Sech, ci sono soprattutto molte persone residenti attorno alla zona del ponte che hanno avuto danni alla propria persona fisica o hanno familiari anziani da curare, persone che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma di questo ponte sospeso sulle loro teste per lungo tempo".


Cesareo poi ricorda perchè Autostrade per l'Italia e Spea non sono fra i responsabili civili: "La causa è la procedura penale che prevede che in caso di accertamenti in cui non sono coinvolti i responsabili civili questi hanno diritto a non partecipare al procedimento penale che non significa che non rispondano dei danni, anzi, Spea e Autostrade rimangono ancora oggi responsabili civili dal punto di vista appunto civile, ossia davanti a un giudice civile per i reati compiuti dai loro dipendenti, ma non si può decidere la loro responsabilità nel processo penale. Autostrade e Spea hanno inoltre già patteggiato le proprie responsabilità per la legge 231 nel caso i loro dipendenti vengano condannati. Le due società però potranno essere chiamate ai risarcimenti davanti al tribunale civile, ed infatti ci sono avvocati di parti civili che hanno già avviato procedimenti davanti al tribunale civile".



Il processo penale, ricorda poi Cesareo, riprende la prossima settimana con le repliche della procura con riferimento alle contestazioni sollevate dagli imputati: "Parleranno, immagino, tutti e due i sostituti procuratori, poi ci sarà spazio per noi difensori delle parti civili, supponiamo che il tribunale quindi si riserverà una decisione su queste eccezioni, dalla mancata partecipazione al contraddittorio nelle fasi degli incidenti probatori, questioni già in parte esaminate dal giudice per le indagini preliminari Faggioni, che le ha respinte. Ci sono senza dubbio criticità che mettono sotto stress il procedimento perché forse è uno dei casi in Italia in cui siamo di fronte a un processo così articolato con una difficoltà di gestione".

Difensori, quelli degli imputati, che hanno sollevato anche i problemi tecnici emersi per acquisire gli esiti delle perizie a causa del particolare hardware: "E' vero - spiega Cesareo - e io non sono in grado di dire se l'obiezione è fondata. Ma sicuramente ci sono state difficoltà oggettive che alcuni difensori hanno illustrato dovute anche alla mole notevole di documenti raccolti dalla procura nel fascicolo di indagini, ed è una delle tematiche della riforma che la ministra Cartabia ha portato in questi giorni a conclusione, il passaggio delle informatizzazione del procedimento penale. Il processo Morandi sotto questo profilo è un processo pilota, anche dal punto di vista della procedura è un caso che farà scuola e giurisprudenza sugli sviluppi futuri dei processi anche digitali e penali di questo Paese".

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