Cronaca

Autostrade sapeva dal 2010 che il Ponte Morandi era a rischio crollo e che la sicurezza la autocertificavamo
3 minuti e 19 secondi di lettura
di T.O

GENOVA - "Autostrade sapeva dal 2010 che il Ponte Morandi era a rischio crollo e che la sicurezza la autocertificavamo". E' questo il centro dell'interrogatorio di Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizione, holding della famiglia Benetton, consigliere di amministrazione sia di Autostrade per l'Italia che di Atlantia. Interrogatorio avvenuto il 13 luglio 2021 e che oggi pubblica il quotidiano 'La Verità'.

Mion non è mai stato iscritto nel registro degli indagati per la tragedia del 14 agosto 2018, ma è stato interrogato dal pm Massimo Terrile che lo definisce: "L'inventore dell'impero Benetton, il Richelieu del Re Sole famiglia Benetton".


Nell'interrogatorio Mion racconta un incontro del 16 settembre 2010: "Periodicamente si organizzavano degli incontri alla presenza di tutti i consiglieri di amministrazione di Atlantia, dei membri dei collegi sindacali, degli amministratori delegati delle società del gruppo, dei direttori generali, del management tecnico di vertice". In una di queste "dedicata al tema dei viadotti e delle gallerie si parlò lungamente delle problematiche che affliggevano il viadotto Polcevera".

"Per me quell'incontro è stato memorabile. Parlavano i tecnici e illustravano varie tematiche legate alla gestione delle gallerie e dei viadotti della rete. Ad un certo punto, si arrivò a parlare del viadotto Polcevera, che tutti noi sapevamo essere l’opera d’arte più importante, più prestigiosa e anche più complessa dell’intera rete nazionale. I tecnici spiegarono che il viadotto Polcevera aveva un difetto originario di progettazione".

Otto anni prima del crollo quindi Mion conferma che i vertici di Autostrade, compreso anche l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci sapevano delle criticità dell'opera.

Terrile chiede a Mion di che difetto si trattasse ma lui risponde: "Io non sono in grado di descriverlo, essendo passato tanto tempo e non avendo alcuna competenza tecnica (...) i tecnici spiegarono che quel difetto di progettazione creava delle perplessità sul fatto che quel ponte potesse stare su".

Mion prosegue: "Ricordo perfettamente che io, ad un certo punto, intervenni, da completo incompetente qual ero, e chiesi se avevamo qualche ente esterno che aveva attestato la sicurezza strutturale di questo ponte cosi importante e così complicato. Siccome gestivamo la rete in regime di concessione, io pensavo ad una attestazione di sicurezza da parte della concedente o di un ente di fiducia della concedente".

"Mollo (l’allora direttore generale, ndr) mi rispose che la sicurezza del ponte ce la autocertificavamo".

"La cosa mi lasciò allibito e sconvolto, anzi, più esattamente, terrorizzato. Mi sembrava assurdo che, essendo tutti consapevoli dell’esistenza di un difetto di progettazione in un’opera così importante, non chiedessimo una verifica esterna e terza della sua sicurezza, da condividere con il concedente. Tanto più che si trattava di un’opera con circa 50 anni di vita, i cui materiali erano necessariamente usurati e che aveva certamente dovuto sopportare, nel corso di quegli anni, un enorme incremento del traffico veicolare, anche pesante. Ma questa cosa sembrava assurda soltanto a me, perché constatavo che, invece, a tutti gli altri partecipanti a quell’incontro, tra i quali c’era ovviamente anche Castellucci, sembrava tutto normale, che nessuno si preoccupava e che nessuno aveva dubbi di nessun genere. Mollo garantiva che le verifiche eseguite all’interno del nostro gruppo, tramite Spea, escludevano qualsiasi problema di sicurezza del viadotto e tutti, a parte io, erano soddisfatti di questa garanzia".

Mion prosegue raccontando come questo sia stato il momento che lo portò a dare le dimissioni come consigliere di Autostrade: "Io, invece, mi sentivo tutt’altro che tranquillo, non mi fidavo, non condividevo il metodo perché, in una situazione del genere, mi pareva assolutamente indispensabile coinvolgere il ministero, e cominciai così, proprio da quel momento, a pensare di allontanarmi dalle mie posizioni di responsabilità e di lasciare quindi l’incarico di consigliere di amministrazione di Atlantia, cosa che feci poi attorno al 2013".

Mion rimase però nel gruppo essendo amministratore delegato di Edizione, holding della famiglia Benetton, proprietaria di Atlantia e quindi di Autostrade per l'Italia.

Mion è lo stesso che in una intercettazione dopo il crollo del Morandi afferma: "Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare e Gilberto e i Benetton erano contenti".

 

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