Genova -Con lo scoppio della guerra in Ucraina da oltre 7.800 soldati utilizzati nei servizi di prevenzione nelle città si è passati a 5.000, un ridimensionamento, quello dei militari dell'esercito necessario, come ha spiegato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per riconsegnare i soldati alle loro attività di paracadutisti, genieri, alpini e carristi.
Ma questa svolta ha messo in difficoltà polizia e carabinieri che sono costretti a supplire alla mancanza dei militari nei servizi di controllo di tutti gli obiettivi sensibili, che fra l'altro aumentano ogni giorno di più.
Uno dei più impegnativi e centrali e dunque sotto gli occhi di tutti è la vigilanza al consolato turco di piazza De Ferrari: lì fermi davanti all'edificio, con tanto di agile tensostruttura per ripararsi da pioggia e sole, da mesi non si vedono solo i militari ma appunto anche carabinieri e poliziotti.
Agenti e militari dell'arma che per svolgere questo presidio fisso di vigilanza vengono distolti da altri compiti di prevenzione, come il monitoraggio della città e anche le mansioni di emergenza segnalate dal 112 alle centrali operative. Insomma, una coperta, quella delle forze di polizia che si accorcia sempre di più.
La vigilanza al consolato turco era iniziata nell'ottobre del 2019 quando il console fu minacciato per la politica repressiva della Turchia contro il popolo curdo: sul portone venne gettato un bidone di vernice rossa con tanto di scritte inneggianti alle lotte dei curdi.
Gli obiettivi da controllare per agenti e carabinieri aumentano sempre di più anche per via delle procedure che scattano ogni qualvolta viene segnalato un potenziale caso di maltrattamento in famiglia o di stalking o peggio ancora un possibile femminicidio: se prima infatti la prefettura tentava di selezionare i punti da sorvegliare, adesso - sopratttutto dopo il caso dell'omicidio di Quinto dove un uomo ha ucciso la sorella nonostante le denunce telefoniche dei genitori, che ha fatto scattar un'indagine sui presunti ritardi o omisioni dei poliziotti - ogni volta che viene sporta una denuncia da una donna scatta la procedura e la vigilanza nei pressi dell'abitazione e il posto di lavoro della potenziale vittima.
E così fra vigilanze ai consolati, agli uffici di rappresentanza degli Stati Uniti, ai magistrati, al professor Bassetti, per fare un esempio, e tanti altri ancora, le pattuglie di carabinieri e di poliziotti più che controllare la città spesso sono costrette a fare il giro dell'oca per dare un'occhiata ai cosiddetti obiettivi sensibili.
Obiettivi a cui negli ultimi mesi si sono aggiunti anche i giardini pubblici e gli altri angoli di Genova dove sono stati segnalati disordini da parte dei giovani della movida e delle baby gang di minori stranieri non accompagnati: centro storico, via del Molo, via dell'Acquidotto, a Castelletto, i giardini di Quinto, via Costanzi dall'ostello della gioventù e ora, ultimo arrivato, via Calamandrei, al Cep di Prà dove sono stati trasferiti in via provvisoria alcuni minori stranieri.
Per ultima una curiosità: venerdì scorso, 26 agosto, ore 15: due agenti della polizia locale presidiano il centro dei giardini di piazza Manzoni, a San Fruttuoso, si guardano attorno con discrezione nonostante la piazza e pure le vie fossero quasi deserte, ad eccezione di qualche anziano seduto sulle panchine. Non sembrano interessati al traffico.
Il cronista s'incuriosisce e chiede perché stanno lì. La loro risposta: "E' giunta una segnalazione su una chat che nella piazza potrebbe accadere qualcosa, monitoriamo...".
Di più gli agenti non dicono. Ma il loro impiego a presidiare una piazza semivuota conferma come oggi a fare aumentare le mansione delle forze di polizia, oltre alle tradizionali segnalazioni istituzionali spesso nate da esposti e denunce, contribuiscono anche i post sui canali social la cui attendibilità è molto labile.
IL COMMENTO
Piaggio Aero, dietro la cessione nessuna strategia politica e industriale
Isole pedonali? Meglio il caos che sfidare l’impopolarità