Cronaca

La Regione prevede misure urgenti che dovranno attuare i Comuni se la situazione non cambia
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Un vertice di governo con il presidente Draghi, i ministri Patuanelli (Agricoltura) e Cingolani (Transizione ecologica) e il capo della Protezione Civile Curcio, per analizzare la situazione della siccità nelle regioni e valutare eventuali misure straordinarie per far fronte all'emergenza. Proprio ieri Patuanelli aveva definito "inevitabile" dichiarare uno stato di crisi.

La siccità sta flagellando l'Italia e così Palazzo Chigi è pronto a misure straordinarie. Secondo i dati Coldiretti la primavera è stata la sesta più calda di sempre, il Po non è mai stato mai così in secca e le previsioni annunciano ancora lunghe giornate senza piogge: di fronte a questo scenario, terribile per l'agricoltura e per tutto quello che è legato all'approvvigionamento idrico, le Regioni si appellano al governo chiedendo lo stato di emergenza. L'occasione sarà la conferenza delle Regioni in programma mercoledì.

Primi a muoversi erano stati i presidenti del Nord: il Veneto già nelle settimane scorse aveva chiesto lo stato d'emergenza, ottenendo però un no dal governo; poi si sono mosse la Lombardia e il Piemonte. Infatti nelle regioni settentrionali, insiste Coldiretti, le precipitazioni primaverili si sono più che dimezzate: a Genova rispetto agli anni scorsi le piogge nel primo semestre 2022 sono diminuite dell'80 per cento.

Regione Liguria, per parte sua, sta monitorando e tenendo sotto controllo la situazione idrica nella regione. All'inizio della scorsa settimana si è riunito l'Osservatorio dei corpi idrici che, presieduto da Regione Liguria e dall'autorità di bacino dell'Appennino settentrionale, raggruppa tutti i soggetti gestori: "Nei prossimi giorni - hanno detto il presidente Toti e l'assessore alla protezione civile Giampedrone - con gli esiti dell'Osservatorio alla mano, decideremo quali misure di indirizzo intraprendere e quindi trasmettere ai Comuni e agli Enti gestori Ato provinciali, che restano i titolari delle azioni da intraprendere direttamente sul territorio.

"Per quanto riguarda i numeri - aggiungono - mediamente a Genova, da gennaio a giugno compresi, cadono 537,8 mm: quest'anno ne sono caduti 100,6. Situazione analoga negli altri capoluoghi: a Spezia su una media di 722,3 ne sono caduti 233,8. A Savona su una media di 422,3 ne sono caduti 115,6, a Imperia su una media di 327,2 ne sono caduti 90".

A Imperia e Genova non piove da circa 40 giorni. Le ultime precipitazioni registrate nei capoluoghi sono state di lieve entità: 4,6 mm a Imperia; 6,2 a Savona; 1,4 a Genova; 1,4 alla Spezia. Ieri, nove comuni dell'Imperiese hanno già emesso ordinanze per limitare l'uso dell'acqua.

“‘Sono preoccupato - dice Roberto Trutalli, sindaco di Pigna, uno dei comuni dell'Imperiese dove già vige ordinanza di limitazione - dobbiamo essere tutti più responsabili e limitare lo spreco. Non vale più la regola “ se non vedo non credo’… perché questa volta rischiamo di farci davvero male. È imbarazzante che le valanghe di finanziamenti , vedi il Pnrr, non prevedano infrastrutture idriche. Solo adesso il governo centrale “ si sveglia” mettendosi al tavolo a discutere. È tardi...",

Ma la situazione è difficile anche al centro-sud, con l'Autorità di bacino del Tevere che lamenta di avere lanciato l'allarme siccità già da diversi mesi e invita a muoversi rapidamente per non dover inseguire le emergenze.

"Ci sarà la Conferenza delle Regioni - ha ribadito sui social Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna - ed è lì che dobbiamo porre il tema, per chiedere al Governo un intervento immediato e un riguardo particolare per tutto il bacino del Po". La secca del Po è infatti un problema di grande portata, visto che il grande fiume fa da architrave del patrimonio agricolo e agroalimentare del più grande distretto italiano del cibo. Bonaccini ha inoltre annunciato che anche l'Emilia-Romagna sta preparando la richiesta di stato di emergenza, come hanno già fatto le altre regioni. Il tema, confermano fonti vicine al presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, è sul tavolo e mercoledì si cercherà di trovare una posizione comune.

Lo stesso Fedriga, tra l'altro, sta redigendo la dichiarazione di stato di emergenza locale e un decreto specifico sulla criticità idrica che coinvolgerà i settori dell'agricoltura e poi gli usi civili e domestici per contenere il consumo di acqua. In attesa di capire la proposta delle Regioni, il Piemonte si muove prima. L'assessore regionale all'Ambiente Matteo Marnati annuncia che la Regione "chiederà il livello massimo di allerta, quello rosso" in modo da "permettere al Governo di intervenire con i mezzi della protezione civile o per decidere gli utilizzi delle acque".

Ma l'emergenza non riguarda solo la pianura Padana. "Noi l'allarme siccità l'abbiamo lanciato tre, quattro mesi fa" dice il segretario generale dell'Autorità di bacino del Tevere, Erasmo De Angelis sottolineando che era stato anche segnalato "l'arrivo di ondate di calore che non vedevamo da tantissimo tempo". "Non possiamo più inseguire le emergenze - aggiunge - l'acqua deve essere al centro dell'attenzione pubblica e degli investimenti, deve rientrare nei bilanci dello Stato: il tema quindi è fare prevenzione nei tempi di pace".