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Rendere la Liguria autonoma nello smaltimento dei rifiuti e godere di ricadute economiche positive grazie alla produzione di energia: la logica di un termovalorizzatore alle nostre latitudini sarebbe questa. Il Movimento Cinque Stelle, sulla scia di quanto sta avvenendo a Roma, dice di "no". Ora, ci sono molte cose sulle quali si potrebbe discutere, ma francamente sfugge al comune buon senso mettersi di traverso su un simile progetto.

Difatti, proprio nella capitale assistiamo plasticamente a una divaricazione politicamente rilevante: il Pd da una parte, che esprime con il suo "sì" la volontà del sindaco, l'ex ministro Roberto Gualtieri; i grillini dall'altra, a inseguire posizioni della prima ora, da duri e puri, nell'ovvio tentativo di rinverdire anche alle prossime elezioni politiche il successo ottenuto in quelle precedenti. A Genova si hanno i primi fuochi della polemica, in tal caso fra Cinque Stelle e Lega.

Verrebbe da dire: fatti loro. Solo che, purtroppo, sono fatti di ognuno di noi. Basta chiedere a un ligure (oppure a un italiano, che tanto è la stessa cosa) quanto gli costa, annualmente, la tassa sui rifiuti per sapere che tutte le politiche messe in campo fino ad oggi sono miseramente fallite. Anzi, le non politiche. E qui sta il punto. Mentre la crisi energetica imperversa, acuita dalla guerra in Ucraina ma provocata da decenni di insipienza, stiamo assistendo per l'ennesima volta a scelte che vanno a tentoni, con decisioni qua prese e là negate, secondo una geografia a macchia di leopardo nella quale non ci si capisce niente.

Energia e rifiuti vanno di pari passo, ma non c'è nulla che somigli ad uno straccio di piano nazionale, cioè a scelte bene organizzate e che riguardino l'intero territorio nazionale, condivise da una maggioranza degna di questo nome. Si va per Regioni, che è poco più rispetto al passato, quando addirittura si andava per province. Ma si può affrontare in tal modo una questione drammatica come lo smaltimento della spazzatura?

Per la verità, credo che l'argomento non sia né di destra, né di sinistra, né di centro. Meglio: è politicamente rilevante, ma la soluzione dovrebbe essere esclusivamente tecnica. Sono gli ingegneri, almeno per quanto mi riguarda, a dover dire qual è la soluzione oggi tecnologicamente migliore, se in una ci siano dei pericoli e nell'altra no, se un oggettivo calcolo costi-benefici faccia pendere l'ago della bilancia su un versante e via elencando.

A noi comuni mortali, quindi ai nostri rappresentanti nelle istituzioni, tocca solo il compito di porre delle domande e di pretendere delle risposte. La politica, poi, dovrebbe mettere tutto insieme, elaborare un piano finalmente... pianificatore e trovare le risorse necessarie per passare ai fatti. Ricordando una cosa: ormai non abbiamo più molto tempo a disposizione. Anzi, non ne abbiamo proprio. Quindi, per tornare all'inizio, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono i ragionamenti preconcetti: che dicano sì o, peggio, che siano inclini al no. I primi non devono peccare di superficialità, ma i secondi devono tenere ben presente che a furia di negare soluzioni si finisce sommersi dalla rumenta. È questo il destino che vogliamo regalarci?

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