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L’avevano ipotizzata nel 1956, l‘aveva deliberata il sindaco Vittorio Pertusio, era stata messa in cantiere nel 1964
3 minuti e 30 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Il 25 agosto del 1965, lo ricordo abbastanza bene. Due mesi prima erano stati a Genova i Beatles. Si dice che lo stesso Paul Mc Cartney volesse provare il Palasport che cominciava a dedicarsi anche alla musica. A Cornigliano per la prima volta anche le donne avevano protestato pesantemente contro i fumi che annerivano i bucati appena stesi. E il sindaco di Genova, l’ingegner Augusto Pedullà, democristiano, ma soprattutto un v ero tecnico, aveva inaugurato uno strano serpente di acciaio e asfalto, che viaggiava a una certa altezza, appoggiato su pilastri e collegava Sampierdarena alla Foce.

Non avevo ancora la patente e con mio padre percorremmo questa strada, lo ricordo, abbastanza incantati.

Di che cosa? Soprattutto di poter vedere finalmente dall’alto i moli del nostro porto, quelli che un’ orribile e altissima cancellata di ferro nascondeva alla città e che sarebbero riapparsi grazie a Renzo Piano nel 1992. Ammiravamo anche il superbo giardino del Palazzo Reale. Ma era questa avveniristica “autostrada urbana” a mezz’aria che ci stupiva. E ci stupiva poter attraversare Genova in pochi minuti , tutto di un fiato, fino al Palasport, oppure scendendo tra Caricamento e via Madre di Dio.

Non che fosse particolarmente bella. Ce ne accorgiamo oggi del suo ingombro, sipario ingombrante tra centro storico e porto antico.

L’avevano ipotizzata nel 1956, l‘aveva deliberata il sindaco Vittorio Pertusio, era stata messa in cantiere nel 1964.

Ha contribuito anche a cambiare  i rumori di Genova. Auto, bus, furgoni, moto che sfrecciano sulla strada di acciaio hanno alterato la “musica” di Genova. I nuovi rumori della Sopraelevata, sibilanti e metallici, clackson, sirene laceranti,  sono sopraffatte soltanto dal grido dei gabbiani, dal verso dei pappagalli.

La Sopraelevata suona, sosteneva una ventina di anni fa un simpatico architetto genovese che era riuscito, dopo una paziente auscultazione notturna a captarne le note e a ricostruire un pentagramma determinato, a dire dell’attento osservatore, dal passaggio della tramontana o del libeccio tra i pilastri d’acciaio della strada a mare. Il vento li fa “tendere”, raccontava, e questi suonano come un’arpa pizzicata bene.

Vogliamo davvero cancellare anche la melodia del vento che sviolina la Sopraelevata?

A parte alcune suggestioni scherzose, lo ripeto fino alla noia, sono convinto che eliminare la Sopraelevata sarebbe un grande errore, anche se probabilmente l’immagine di piazza Caricamento e della Ripa Maris  “pulite” ci guadagnerebbe. Trasformarla in passeggiata sarebbe incantevole. Ma le conseguenze di una decisione drastica sarebbero pesantissime.

Alcuni anni fa, quando spuntarono i “nemici della strada”, ho scritto che Genova, lunga e stretta e senza vere circonvallazioni come le città di pianura, né quelle tangenziali che sgravano del traffico pesante i centri urbani, non ha alcuna altra possibilità di essere attraversata che la strada a mare o via Venti Settembre. Quando qualche intoppo blocca la Sopraelevata, tutto si riversa orrendamente proprio a Corvetto, soffocando la piazza di automobili, bus ,camion come una caotica e ingovernabile rotonda, attorno al re sull’equino.

Togliere la Sopraelevata significherebbe paralizzare Genova che, invece, dovrebbe essere sempre di più svuotata dalle automobili e consegnata ai pedoni. Ma per fare questo ci vuole oltre a un coraggio politico incommensurabile anche una ragionevole alternativa seria.

Prima di fare scelte drastiche sarà prudente aspettare gli effetti del tunnel sub-portuale quando sarà terminato. E’ la linea che espresse fortemente Primocanale e che raccolse un vasto consenso tra i genovesi.

Verificare la sua efficacia sul traffico. Attendiamo, e se dopo un congruo periodo di prova il tunnel subacqueo davvero scaricherà il grosso del traffico si potrà pensare a una  riduzione della Sopraelevata. Una riduzione parziale s’intende.

Distruggerla oggi senza reti di salvataggio sarebbe l’esaltazione del Tafazzismo. Probabilmente ha bisogno di un bel restauro. Intanto utilizziamola correttamente e magari rileggiamo i versi del poeta genovese Adriano Guerrini.

 “Qui, sembra ieri, la strada non c’era/mentre la città sempre più soffocava./Sembra ieri. La città è molto cambiata,/più grande, più fitta di ferro e cemento./Questa strada non c’era….. /Corriamo. E’  notte./Corriamo: gli anni, le città, le galassie.”.

(da “Jon il groenlandese”, 1974). E auguri alla Sopraelevata.

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