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di Franco Manzitti

Ricordate quella pubblicità di decine di anni fa su “Carosello”, nella quale il protagonista si svegliava cantando e ballando: "La pancia non c’è più, la pancia non c’è più……". Mi è venuta in mente, non perché ho problemi di dieta, ma osservando un po' dall’alto il cielo di una Genova nuova e un po’ più “salata” dopo il risultato elettorale. Il centro della nostra politica non c’è più, come la pancia di Carosello, fagocitato dal 'campo extralarge' a sinistra e dal calo a destra delle forze intermedie ?
Si potrebbe rispondere al contrario che c’è eccome, sia perché nella futura giunta compariranno, salvo sorprese choc, le due rappresentanti di “Azione" e “Italia Viva”, Cristina Lodi e Anna Viscogliosi, che il posto se lo erano prenotati ben prima del voto, non senza suscitare qualche sussurro, sia perchè un po’ tutta l’operazione Salis un profumo di centro lo emana, nonostante la campagna elettorale sia stata fatta dalla ex campionessa olimpica tutta svoltata a sinistra. A ragion veduta, visto il risultato.
Ma noi pensiamo a un altro centro, molto più storico e tradizionale che la politica italiana, e non solo, sta perdendo e del quale si sente spesso un bisogno confuso, con una nostalgia fatta di rassegnazione.

Il centro destra sta vivendo anche qua un po’ la polverizzazione di questo centro, che garantiva una certa stabilità, minacciata dagli strappi di Salvini nella Lega ( che per la verità il saggio Edoardo Rixi qui controbilancia) , dal calo di Forza Italia e dalla preponderanza di Fratelli d’Italia. Ma è un po’ tutto lo scenario planetario a spingere le punte di extradestra, che non è qui il caso di elencare tra sovranismi, nazionalismi, leaderismi, premierati e grandi riforme di semplificazione democratica.
A Genova e in Liguria il centro destra aveva il suo asse soft nel totismo, che è caduto come sappiamo, anche se bisogna riconoscere il successo personale alle ultime elezioni di Ilaria Cavo con “Noi moderati”. Lo dice la parola stessa. Ma è un caso molto singolo, ancorchè foriero di chissà quali prospettive.
L’altro centro, quello che sta con la sinistra, mai così spinta in una campagna elettorale da una candidata ultravincente, che pure non si presentava nella sua forma e nelle sue credenziali pubbliche come leader di quel fronte, oggi sta bene assestato nella formazione extralarge, con la prospettiva di essere rinforzato ( se lo sarà mai) da uno sviluppo nazionale.

Quello è un po’ un centro ballerino, se l’altra volta stava con Bucci e ora sta con Salis, avendo lasciato per strada personaggi della lunga storia altalenante come Mauro Avvenente. Vogliamo concludere, quindi, che il centro si sta veramente polverizzando del tutto e che alla fine, anni o meglio decenni dopo la grande falce del bipolarismo costruito da Berlusconi, che ha tagliato via i corpi intermedi dello schieramento politico, siamo di nuovo nell’essenzialità di destra-sinistra?

Eppure se si guarda dentro al corpo sociale anche della nostra realtà genovese e ligure, qualche rigurgito ( non è un termine elegante) centrista si può osservare. Proprio sotto le elezioni c’è stato a Genova un Convegno, preparato da uomini di Buona volontà, come Sandro Levrero, Giovanni Bagnara, colpevolmente passato sotto silenzio, che studiava l’effetto politico delle famose settimane sociali di Trieste, organizzate dai cattolici che ancora credono in un impegno nella politica.
Relazioni interessanti, organizzate da quella che diventerà, speriamo, una Fondazione Dc, pronta a aprire dibattiti e confronti socio culturali e che lancia un segnale di impegno non indifferente.

Abbiamo visto la potenza del ruolo della Chiesa negli ultimi avvenimenti tra papa Francesco e papa Leone XIV e le diversità in essa stessa rispetto alle semplificazioni politiche che ne catalogano le posizioni, come se fossero correnti partitiche.
I cattolici in politica sono il Centro? Sarebbe azzardato e sbagliato dirlo. Ma qui si sottintende un impegno nuovo che non replica quello antico della Dc mamma e padrona, ma cerca linguaggi nuovi e spazi diversi, in una società dai valori così cambiati. Nella quale i cattolici vogliono difendere il bene supremo: la democrazia.
Il Convegno genovese aveva dimostrato proprio questa urgenza.

E poi la classe borghese, e il suo impegno pubblico politico, dove sono finiti? Siamo la città, come sentenzia la Charitas, con il più alto dislivello di reddito in Italia. Lavoro sempre più povero, industria sempre più in difficoltà, imprenditori e armatori che vendono le loro aziende, pochi che resistono.
I borghesi non possono essere solo quelli che andavano ai pranzi elettorali a versare il loro obolo, come gesto unico di impegno politico. Se no veramente il centro si riduce come la pancia di Carosello. E questa dieta non è per niente sana.

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