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E poi non dite che noi genovesi non siamo innamorati della nostra città. O perlomeno, io lo sono tanto che non appena arrivo in un posto nuovo inizio a confrontare immediatamente i luoghi appena scoperti con quelli più familiari. E così ho fatto, caro sindaco, anche questa volta durante l'esperienza di formazione professionale a Malaga che ho avuto la fortuna di vivere grazie all'ordine dei giornalisti liguri: un breve Erasmus+ che mi ha fatto conoscere una delle principali città della Costa del Sol. Così subito il fiume Guadalmedina è diventato il "Bisagno" di Malaga, la via principale - con tanto di red carpet perché era in corso il festival del cinema - è stata subito battezzata "la via XX" di Malaga, l'Alcazaba ci ha ricordato i forti genovesi e così via. Il gioco è piaciuto anche ai colleghi, vuoi per deformazione professionale, vuoi che a raccontare quotidianamente Genova non appena si è distanti ci manca. Anche se questa volta devo essere sincera: la qualità della vita dell'incantevole Malaga, città che potrebbe essere benissimo gemella della nostra Genova (e che ha anche qualcosa di Genova, ma questa è un'altra storia che racconterò più avanti), è davvero invidiabile. Sarà l'allegria spagnola, sarà il periodo di fibrillazione tra eventi che si susseguono in questo periodo e i tanti turisti che hanno affollato le vie del centro storico, saranno i variopinti locali aperti fino a tardi, come vuole la tradizione andalusa, ma Malaga ti fa subito innamorare del suo verde. 

Un verde curato a partire proprio dal fiume Guadalmedina, brillante e ben tenuto. Il letto del rio, infatti, ha visto negli anni il rinforzamento degli argini e l'ha trasformato in un prato che nei periodi di secca potrebbe essere quasi percorribile a piedi. Un bel biglietto da visita per chi arriva dalla stazione di Malaga Central - diciamolo, la "Brignole" di Malaga - e che trova subito un panorama gradevole che prosegue nell'Alameda Principal, una sorta di Viale Brigate Partigiane alberata, ricca di chioschi di fiori e... panchine!

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Qui veniamo al secondo punto: la città è ricchissima di panchine. Che siano delle eleganti seggiole monoposto, posizionate all'ombra di quello che sembra quasi un tetto di foglie verdi, o delle semplici panchine in marmo lungo la strada principale o per tutto il lungomare che costeggia il porto o ancora grandi panche in legno tra aiuole curate, a Malaga ogni venti metri si trova un comodo posto dove sedersi ad ammirare il panorama. E so che dalla mia "cartolina" da New York avevo nuovamente sollevato questo tema, che credo sia caro a genovesi e turisti, specialmente in una delle città più belle da visitare a piedi, ma anche abbastanza 'stancante' coi suoi sali e scendi. E se il progetto Lighting for Genova è un bel primo passo, credo che le foto dalla Grande Mela e da questa città spagnola possano dare una bella ispirazione per aumentare le panchine in città. 

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Pensare che su quelle panchine in un giovedì pomeriggio ho visto anziani e bambini sfidarsi a scacchi, lì nella via principale nel via vai generale. Un'immagine di altri tempi che sa di una città capace di coniugare storia, tradizione, turismo e cultura. Come lo è la nostra Genova. A Malaga c'è una vitalità contagiosa: è la città dei musei, che sono aperti fino alle 20, in linea con gli orari spagnoli che vedono anche i negozi nelle vie dello shopping aperti anche la sera, è la città dell'università, con un vero e proprio campus fuori città, ben servito dai mezzi e ricco di spazi ampi per i più giovani dove studiare, ma anche riposare. E come ogni città ha il mercato de Atarazanas tra le sue attrattive, inserito nei tour del gusto. Tutte cose che anche noi abbiamo, ma che possiamo ampliare e migliorare, valorizzando ancor di più i nostri punti di forza, le bellezze, gli eventi culturali. 

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Infine, le biciclette a Malaga. So quanto Genova stia investendo e quanto abbia già fatto: i ciclisti che già da prima dell'avvento delle corsie rosse in città erano abituati a pedalare per i propri spostamenti, si dicono già soddisfatti per quanto l'amministrazione ha realizzato. Per chi come me, però, si sente meno sicura a mettersi su strada sulle due ruote, vedere soltanto corsie 'protette' nella città spagnola rappresenta un vero e proprio sogno. Per ora, mi accontento di andare a fare un giro in Corso Italia, ma sarebbe bellissimo se la pista ciclabile cittadina fosse interamente separata dal resto della circolazione veicolare. So bene che non è possibile realizzarlo dappertutto, ma credo che convincerebbe anche i più paurosi come me a sperimentare la gioia di arrivare al lavoro dopo una bella pedalata. Che dire sindaco, se non... al prossimo viaggio? Hasta luego, atentamente...

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