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GENOVA - Vado dal calzolaio, che si chiama Gianni e da me scelto per caso perché la sua bottega si trova in via porta Soprana lungo il tragitto che percorro ogni giorno per arrivare da casa alla redazione. Gli chiedo: "Mi scusi, mi si è scollata parte di una suola di uno scarponcino, glielo possa portare per verificare se è possibile ripararlo?"

La sua risposta è immediata: "Certo".  Poi aggiunge con l'aria di chi dice un'ovvietà che però tale non è per tutti come vedremo più avanti: "Mi porti anche l'altra scarpa, sarà da sistemare anche quella, quando se ne scolla una poi accade lo stesso anche all'altra".

La sua pratica saggezza, o semplicemente la sua professionalità, mi colpisce, saluto ed esco dalla calzoleria. Ma appena fuori dal negozio un pensiero mi blocca, e rimango basito, come un'illuminazione, e penso fra me e me, "nelle parole del calzolaio c'è tutta la tragedia di ponte Morandi, quell'artigiano - rifletto dentro di me - ha involontariamente impartito una lezione all'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci e a tutti gli altri 57 imputati alla sbarra per non avere evitato il crollo che ha ucciso 43 persone.

Mi spiego meglio, perchè capisco che sennò posso apparire folle o quantomeno strambo.

Gianni in un minuto ha avvalorato quanto sostengono i magistrati titolari dell'indagine sul tragedia del viadotto Polcevera: una volta riparata la pila 11 del Morandi, lavori avviati nel lontano 1992 e durati due anni, i super ingegneri e manager di Autostrade per l'Italia, di Spea e tutti gli altri uffici competenti, da quelli ministeriali e quelli del primo tronco di Genova, avrebbero dovuto, a rigor di  logica, fare lo stesso anche per le altre due pile gemelle, la 10 e soprattutto la 9, quella che ha provocato il crollo.


Gianni ha subito preteso di controllare ed eventualmente mettere un po' di colla, "ne metto due tipi diversi così regge meglio", anche nell'altra suola. Castellucci e il resto di supertecnici e manager imputati invece per ventiquattro anni non hanno mai neppure controllato l'altro scarponcino, o meglio dopo avere messo due pezze sulla 10, si sono limitati a spolverare con delle resine l'esterno della pila 9: hanno preso tempo, per non spendere o per incapacità, lasciando colpevolmente correre il tempo sino a quando non si è scollata anche l'altra suola.

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