"Genova verticale, vertigine, aria scale", un incipit banale quello di questo commento tratto da un mai banale Giorgio Caproni, il poeta livornese innamorato di Genova tanto da prendere "l'ascensore di Castelletto pel paradiso". Eppure in questo verso c'è tutto, ci sono le creuze e le salite che si arrampicano dal Centro Storico e salgono su per i quartieri, poi ancora su fino alla grande muraglia genovese, quella dei forti e arrivano in cima alle vette dell'alta via dei monti liguri. C'è il 'salir' del genovese, esploratore per eccellenza non solo dei mari vicini e lontani, ma anche delle sue colline e delle sue montagne, una risalita capace di arrivare a insediarsi sempre più in alto, a inerpicarsi fino a Oregina, Struppa, Molassana, Crevari, Sant'Ilario, Murta e quanti altri quartieri che dominano la città. E ci sono tutti quegli impianti verticali che hanno sempre fatto parte del dna della città di Genova, perché accanto alle scalinate e alle mulattiere in mattoni rossi troviamo i quattordici ascensori, le due funicolari e la cremagliera, impianti tutt'oggi in funzione che a partire dal 2024 sono diventati gratuiti per i residenti genovesi. Un patrimonio di cui spesso ignoriamo il valore storico e al tempo stesso la grande avanguardia, un patrimonio che nel secolo scorso era ancora più ampio.
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Difficile per me immaginare la funicolare della Bassa Valbisagno, al servizio dei quartiere collinare di Quezzi, o l'autoguidovia della Guardia che collegava il comune di San Quirico al Santuario della Guardia. Io che alla Guardia ci sono sempre andata in macchina. Ancora più difficile credere alle immagini dell'Esposizione Internazionale del 1914, dove a Genova in dieci mesi venne realizzata l'avveniristica monorotaia Telfer, un trenino avveniristico sul mare che correva da quella che era Piazza di Francia - oggi Piazza della Vittoria - a Molo Giano o pensare che una funivia era già stata realizzata per collegare Carignano con l'area della Foce. Forse è da quel 1914 che si è presa ispirazione per ipotizzare una funivia che colleghi il nuovo Waterfront di Levante con via XX Settembre?
Eppure i genovesi alle loro salite sembrano essere abituati, quasi come degli stambecchi di mare capaci di salire e scendere lungo le vie e i carruggi, senza fiatone. Tanto che se arrivano in città 'piatte' come Milano, possono anche farsi cinque isolati a piedi senza dover prendere un tram o la metropolitana. Una città che cresce e che si apre alle prospettive del turismo, però, è una città che ha bisogno di essere ben collegata, una città capace di accogliere chi arriva per mare, in treno, in aereo o magari anche in macchina (ma che la macchina la lascia nel parcheggio dell'hotel) e di far raggiungere loro tutte le bellezze che la contraddistinguono in maniera agevole. Ecco il perché del progetto della funivia dei forti, progetto che - come ben sottolineato dall'analisi di Franco Manzitti - dovrà andare di pari passo con la riqualificazione dei forti, l'organizzazione della rete sentieristica, la nascita di luoghi di ristoro, aree picnic, panchine, con una gestione che non venga affidata soltanto al buon cuore delle associazioni, de "gli amici di", dei volontari "per la tutela di", che fanno un lavoro straordinario, ma che deve essere supportato, specialmente se si vuole promuovere questi luoghi, senza snaturarli, come mete di trekking, outdoor e luoghi panoramici.
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Ma io voglio sognare ad occhi aperti e immaginare anche quanti altri collegamenti si potrebbero creare in una città complicata come Genova, che studia tunnel subportuali e sky tram per una viabilità sempre più complessa, fatta di corsie ciclabili, motorini, piccole metropolitane, una manciata di binari e quel calvario delle autostrade. Così ho chiesto a ChatGpt di immaginare dove potremmo progettare altre funivie e funicolari, in questa Genova così verticale, così difficile da risalire. L'intelligenza artificiale da me interrogata propone allora una funivia da Quarto dei Mille a Boccadasse "per una nuova esperienza turistica per godere delle spiagge e dei ristoranti lungo il mare" e un'improbabile opera mastodontica da Corso Italia a Granarolo "per migliorare il trasporto pubblico per i residenti", così come potrebbe essere alquanto irrealizzabile quella tra San Martino e Sant'Ilario. Anche se potrebbe essere un bel 'salta coda' sull'Aurelia per i nerviesi. Non se l'è cavata molto bene nemmeno nell'immaginare nuove funicolari: le proposte sono alquanto bizzarre e vanno dal legare Cornigliano al Monte Fasce, con un tracciato superiore ai 22 km, all'unire Piazza De Ferrari con Carignano, ma i residenti di via Fieschi non sarebbero contenti.
Un gioco quello con l'Ia, però, che ci permette di fantasticare e riflettere su quanti collegamenti sarebbe utile sviluppare per valorizzare luoghi di grande valore paesaggistico, storico e culturale. Mi viene in mente la Madonna del Monte, il santuario dei genovesi prima della Guardia, oggi meno frequentato perché in cima alle alture di San Fruttuoso: quanto sarebbe bella una funicolare per raggiungere il bosco dei frati e poter apprezzare di questo panorama agevolmente? Ma sono tanti i luoghi inerpicati, li abbiamo citati prima: Crevari, Sant'Ilario, Murta, la Madonna del Gazzo, il Monte Fasce e anche il Monte Moro. E allora sogno seggiovie, funivie, teleferiche. Sogno cartine dettagliate con tutta la rete sentieristica. Sogno big bench, ma anche piccole e banali panchine per pic nic, aree giochi, nuovi rifugi.
(Immagine creata con l'intelligenza artificiale)
IL COMMENTO
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