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Lo ammetto, da Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno in visita l'altro giorno a Ventimiglia e Imperia, mi sarei aspettato qualcosa in più: bene il segnale di attenzione del Governo, bene il confronto con gli amministratori locali ma ai miei occhi il ministro ha lasciato l'Imperiese con tutti i problemi irrisolti.

Tra giornalisti, mentre attendevamo che nel bel palazzo della Prefettura d'Imperia si concludesse il comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico, davamo per scontato che Piantedosi indicasse, come minimo, il sito su cui costruire il nuovo Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr): eravamo certi, come lo siamo ancora, che non sarebbe stato realizzato a Ventimiglia ma eravamo curiosi di scoprire a chi sarebbe toccato in sorte. Invece il ministro ha confermato la necessità di metterlo in opera ma non ha detto dove.

Alimentando, ovviamente, le speculazioni che hanno mandato in ansia il sindaco di Albenga (uscito con furibondo comunicato lo stesso pomeriggio) e agitando anche gli altri primi cittadini associati a questa ipotesi.

Così come sembra, ma lo vedremo alla prova dei fatti, che il "centro di sollievo" che sarà realizzato al Ferrhotel di Ventimiglia (ma anche qui ne abbiamo saputo di più nei corridoi che in conferenza stampa) sarà troppo piccolo per garantire una vera alternativa al bivacco per i moltissimi migranti che puntano a superare il confine: la scorsa settimana sono stati mediamente 300, negli ultimi giorni circa 150, molti di più rispetto ai 50 posti previsti in quello che dovrebbe essere una sorta di Pad (Punto di accoglienza diffusa) allargato agli uomini senza famiglia.

Alla fine ciò che resta della visita di Piantedosi, assieme alla monumentale coda sulla A10 per rientrare a Genova ma quella non è più una notizia, è l'annuncio di una maggiore dotazione di forze dell'ordine nel comune di Ventimiglia (a cui il Sindaco Di Muro ha spiegato di voler aggiungere un'infornata di nuovi poliziotti municipali): un po' pochino, anche in considerazione della fiumana di camionette messa in moto dalla Francia per blindare il confine.

Probabilmente la realtà è che il problema dei migranti a Ventimiglia, che agli occhi degli stranieri appare forse come l'estremo lembo del sud Europa prima del vero occidente, è semplicemente irrisolvibile qualunque sia il punto di osservazione: lo è per i Ventimigliesi, schiacciati da una presenza sempre più ingombrante; lo è per i francesi, che con la faccia feroce riescono al massimo a fare un po' di melina ma presto o tardi (più presto che tardi) i migranti passano tutti il confine. Lo è per il Governo italiano che chiede l'aiuto dell'Europa e dei Paesi di transito senza grandi riscontri.

A Ventimiglia restano con il cerino in mano e le dita ormai scottano. E fanno male.