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Prima mi faccio il segno della croce e poi trascorro il viaggio sul chi va là. Andare in autostrada in Liguria è già un'impresa per chi lo fa in macchina: ormai ci abbiamo fatto i conti, si sa quando si parte e mai quando si arriva. E no, non è per il tanto traffico, come accade sull'Autostrada del sole o sulla Reggio Calabria, ma è per colpa di tutti quei cantieri, scambi di carreggiata e relativi imprevisti a cui i liguri si sono abituati. Per imprevisti si intende incidenti, spesso gravi o mortali: un bollettino costante che giorno dopo giorno si aggiorna con vite spezzate, storie drammatiche, persone che non torneranno più a casa dalle loro famiglie e feriti trasportati di corsa all'ospedale. Spesso, purtroppo, sono motociclisti. Ma ci sono anche tanti autisti di tir, famiglie, giovani. Storie che da giornalista impari a trattare con distacco - proprio come fanno i dottori con i propri pazienti - altrimenti non riusciresti a scriverne, fare servizi, andare in diretta. 

Eppure, prima di entrare al casello, specie se in sella ad una moto, quei volti sono tutti lì. C'è il 64enne milanese morto sulla A12 una settimana fa, ci sono il 31enne e il 21enne che si sono ritrovati nello stesso reparto all'ospedale San Martino in questi giorni. E ci sono i 43 angeli di Ponte Morandi, scolpiti nel cuore di ogni ligure da quel drammatico 14 agosto.

Okay, respiro e imbocchiamo la rampa di ingresso proprio della A12. La corsia di accelerazione è praticamente inesistente in qualsiasi punto di accesso, ma il peggio è quando è abbinata a dei cantieri. Lì il rischio è già altissimo ancora prima di entrare in autostrada. 

Inizia il viaggio e ho quell'ansia che mi accompagna e che cresce, inevitabilmente. In moto si notano di più tutti quei rattoppi alle pareti delle gallerie, nonostante gli interminabili lavori di manutenzione svolti nell'ultimo anno con lunghi scambi di carreggiata. E penso a tutti quei crolli e distacchi di materiali, dalla galleria Berté a oggi, pensando anche alla "fortuna" che non ci sia rimasto nessuno travolto. Bata davvero un attimo sbagliato...

Come basta una distrazione per non accorgersi di una delle tante buche sulla carreggiata. Siamo su una strada a pedaggio, ogni anno sempre più cara, e rischiamo la vita in ogni momento. Pensa a 100 km/h cadere al km 31 verso Genova durante un sorpasso perché non si è visto lo squarcio nell'asfalto al centro tra le due corsie. O immettersi a Rapallo e finire nella voragine che c'è sulla linea di mezzeria.

Dico una preghiera, cerco di stare tranquilla, mentre sobbalzo ad ogni giunto. E noto un pneumatico che spunta a bordo strada, quasi a ricordare la totale assenza di corsie di emergenza. È una gomma intera, lasciata lí che sporge sulla destra della carreggiata. Un altro ostacolo, peccato che non siamo in  un videogioco dove hai tre vite e se cadi hai un'altra possibilità.

Ecco, un cantiere. E va già bene che siamo in estate, qui nella via prediletta dai milanesi ne hanno lasciato soltanto uno, mentre ci sono tratte come la A6 dove è un continuo slalom, anche adesso. Ovviamente ti appare all'improvviso, rallenti, freni perché c'è sempre l'inesperto che se ne accorge all'ultimo. 

Genova Nervi. Ci siamo, usciamo qui. No, so che devo andare in centro e dovrei uscire a Est. Ma costa tanto di più e poi non resisto più. Oggi è andata bene così. Domani facciamo l'Aurelia? Sai che non si può, lo stesso tragitto durerebbe un'ora in più... Vabbè, come canta la canzone dell'estate "Ci pensiamo domani", oggi non siamo caduti nella trappola mortale...