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Siamo un paese di esauriti: non so voi, ma io mi sento così. E credo che soprattutto ad essere esauriti siano perlomeno i liguri. La frase di un lancio del telegiornale su Canale 5 era diventata virale sui social l'anno scorso, ma mi pare attuale e che renda bene l'idea delle sensazioni che stiamo provando ultimamente. Questi ultimi anni per la Liguria hanno portato non poche difficoltà da affrontare. Tra il crollo di Ponte Morandi del 2018 e il relativo caos autostradale ancora in atto con code e cantieri interminabili, poi le alluvioni, le allerte meteo e le mareggiate degli ultimi autunni, poi ancora l'emergenza sanitaria con il Covid-19 e scenari che mai avremmo pensato di vedere se non in film fantascientifici e che da quel primo caso all'hotel Bel Sit di Alassio sono invece diventati all'ordine del giorno. Adesso ci si è messa persino la peste suina e il lockdown dei boschi. Ancora a rileggere le notizie di questi ultimi giorni mi appare surreale la situazione che si sta venendo a delineare: per almeno sei mesi i nostri splendidi parchi, i sentieri e i rifugi dell'entroterra compreso tra Recco e Albissola non potranno essere visitabili. Dopo la cronaca dell'ultim'ora, sorge spontanea un'opportuna riflessione.

Ne veniamo da due anni di lockdown intermittenti, con coprifuoco, bar e ristoranti aperti a singhiozzo, regioni a colori a seconda dei casi, limitazioni a viaggi e spostamenti di ogni tipo. Mai come in questo periodo abbiamo riscoperto il piacere di poter stare in mezzo alla natura, di passeggiate in solitaria e senza mascherina, di luoghi bellissimi a pochi passi da casa, in una regione che ne è ricchissima.

Ora che finalmente per questa primavera si auspicava ad un ritorno alla normalità, ci troviamo nel bel mezzo di una moria di cinghiali a causa di un altro virus che fortunatamente non è pericoloso né per l'uomo né per le altre specie. Ad essere in pericolo questa volta è l'economia italiana e l'indotto del mercato degli allevamenti suini che vale 6 miliardi l'anno. Un'emergenza sicuramente grave e un pericolo che già altre nazioni hanno dovuto affrontare, dalla Russia alla Polonia al Belgio. Difficile però spiegare e anche comprendere l'ordinanza del Ministero della Salute entrata in vigore con effetto immediato nella giornata di venerdì.

L'uomo e soprattutto i suoi spostamenti possono essere veicolo di contagio e rischiano di mettere in crisi l'intero comparto, a causa di un virus altamente trasmissibile è resistente tanto da sopravvivere anche al congelamento. E l'unico modo per debellarlo tra l'altro è quello di abbattere gli animali contagiati.

Non è facile però far capire alle persone che questa è una rinuncia necessaria ed è anche legittimo che i cittadini si pongano dei dubbi, quando hanno i cinghiali sotto casa o in spiaggia a Vernazzola. E se molti magari sono più avvezzi a frequentare il lungomare, c'è una serie di associazioni, sportivi, anche turisti o semplicemente appassionati che nel weekend erano abituati a fare qualche gita con amici o famiglia sui sentieri liguri. Devo dare ragione al sindaco di Ronco Scrivia: la prima vera conseguenza sarà sulla sanità mentale delle persone, dato che siamo tutti stanchi di limitazioni per qualsiasi tipo di virus.

Nel frattempo impazzano sul web commenti e meme tra i più disparati, forse anche un po' per esorcizzare quella che sembra essere una vera e propria "macumba" nei confronti della Liguria. Campagne 'vac-cinghiali'? Quarantene o 'cinghial pass'? I controlli delle forze dell'ordine e 'l'autocertificazione' per far entrare gli ungulati in città? Dietro ad ogni battuta, si intravede un po' di quell'insofferenza che abbiamo tutti ormai da quando il nostro mondo è stato stravolto dalla pandemia. E chi l'avrebbe mai detto a gennaio 2020 che di lì a poco ci saremmo trovati in un set a metà tra il film "Contagion" e il "Decameron" del Boccaccio, snocciolando quotidianamente termini come 'pandemia', 'assembramento', 'virus', 'contagio', 'lockdown', 'ondata'. Non ci resta che l'ironia per poter affrontare anche questa, come abbiamo sempre fatto.

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